ROMA – Avere una dieta sana e con pochi grassi, fare attività fisica regolare per almeno 150 minuti a settimana e dire addio alle sigarette. La ricetta per nella lotta ai tumori: non solo aiutano infatti a prevenire il cancro – tanto che gli studi dimostrano che il 50% dei casi di tumore potrebbe essere evitato grazie a stili di vita corretti – ma nel caso di donne già colpite da cancro al seno hanno un ruolo primario nell’evitare il ritorno della malattia. “Niente di più sbagliato – spiega la presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) Stefania Gori, – perché la mancata adesione a queste semplici regole rischia di vanificare gli importanti risultati ottenuti con terapie sempre più efficaci”.
La convention
A puntare l’attenzione sul peso degli stili di vita sono gli oncologi, in occasione del convegno nazionale ‘Carcinoma mammario, traguardi raggiunti e le nuove sfide’
I dati
Solo quest’anno, secondo le stime, sono 52.800 le italiane che hanno avuto una diagnosi di tumore alla mammella, neoplasia divenuta la più frequente in Italia superando il primato detenuto dal cancro al colon. La buona notizia è che l’87% delle donne sconfigge la malattia, con 800mila italiane sopravvissute. Ma sono ancora poche le pazienti che modificano le abitudini sbagliate andando così incontro ad un più alto rischio di recidive.
Una dieta troppo ricca di grassi, ad esempio, aumenta fino al 24% il rischio di recidiva del tumore della mammella. Il dato dimostra il ruolo degli stili di vita sani nella cosiddetta prevenzione terziaria, che mira a evitare il ritorno della malattia. Ed ancora: bastano 150 minuti di attività fisica a settimana (come camminata veloce o giardinaggio) per ridurre del 25% la mortalità per tumore del seno nelle pazienti che hanno già ricevuto la diagnosi rispetto alle sedentarie. E ingrassare di 5 Kg può incrementare fino al 13% la mortalità per la neoplasia. Attenzione anche al fumo: le donne che hanno abbandonato questa pericolosa abitudine ma che in passato hanno fumato da 20 a 35 sigarette presentano un rischio di ricomparsa di carcinoma della mammella del 22%, del 37% per le fumatrici di più di 35 sigarette e, addirittura, del 41% per coloro che non hanno mai smesso.
Il perdurano degli errori
Eppure, avverte Gori, “solo l’11% delle donne guarite incrementa l’attività fisica ed appena il 15% sceglie una dieta più sana. Serve dunque più impegno nella prevenzione terziaria: da un lato, infatti, più della metà degli oncologi non parla con le pazienti di questi aspetti, dall’altro i cittadini hanno scarsa consapevolezza dell’importanza degli stili di vita corretti”. Sul fronte delle terapie, invece, si sono fatti notevoli passi avanti.
Non è raro oggi trovare pazienti con cancro al seno metastatico vive anche oltre 10 anni dalla diagnosi. Nell’immediato, tuttavia, le sfide riguardano i casi di tumore del seno più difficili da trattare: sono quelli ‘triplo negativi’, che costituiscono il 15% del totale. “Importanti in questi casi le prospettive offerte dall’immunoterapia in combinazione con chemioterapia – conclude Gori -. L’associazione si è dimostrata infatti efficace, portando ad un aumento di sopravvivenza quasi doppio rispetto alle donne trattate con la sola chemioterapia”.