FRATTAMAGGIORE – “Mi manda lo zio, da te volevano cinquemila euro, ma io ho deciso di chiedertene solo tremila”. Ostentava persino benevolenza uno degli esponenti dell’articolazione del clan Pezzella attiva a Frattamaggiore, Frattaminore, Crispano e zone adiacenti finito in carcere, insieme ad altri sedici sodali, nel corso del blitz effettuato da polizia e carabinieri su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (CLICCA QUI PER LEGGERE TUTTI I NOMI). La scena si verifica in una gioielleria di Frattaminore, ma gli episodi di racket riportati nelle quasi settecento pagine dell’ordinanza firmata dal gip del tribunale di Napoli sono molteplici, così come il racconto del controllo del traffico della droga – cocaina, hashsh, marijuana e crack – o delle punizioni nei confronti degli spacciatori indipendenti.
Ma le principali fonti di guadagno per l’associazione arrivavano dalle estorsioni. Come i 2mila euro chiesti a una rivendita di autocarri, i 10mila da corrispondere in tre rate annuali a un autosalone, i 5mila a un autosalone, i 15mila (a fronte di una richiesta iniziale di addirittura 600mila) pretesi da una ditta di costruzioni. Il quadro che emerge è rigidamente gerarchico. A gestire le zone, per conto del clan Pezzella, sono due referenti. Uno, Michele Orefice detto “o nir nir”, si occupa di Frattamaggiore e Frattaminore, tiene i rapporti con gli altri clan di Napoli, procura alloggi ai latitanti, rifornisce gli affiliati di schede telefoniche protette. L’altro, Andrea Fortunato detto “o Mussut”, regna sull’area di Crispano. Il tutto con un’impressionante disponibilità di armi. Utili nella contrapposizione con le fazioni rivali, tra cui quella dei Cristiano-Mormile. urante le indagini scoperti i legami stretti dal clan Pezzella con i Mazzarella, i Moccia, gli Arzanesi (clan Monfregolo, scissionisti degli Amato Pagano) e con il clan Ciccarelli di Caivano. Puniti gli spacciatori autonomi, che non sottostavano alle regole dettate dalla cosca, tra qui la necessità di corrispondere la tangente sui guadagni illeciti. Nell’ambito dell’inchiesta disposti 20 arresti. Tre indagati risultano ancora irreperibili.