ROMA – Si apre domani la settimana decisiva sul fronte energia, con il governo chiamato a mitigare le bollette di luce e gas per imprese e famiglie. L’agenda di Mario Draghi è segnata da due passaggi dirimenti, l’approdo e il via libera di Camera e Senato del decreto legge aiuti bis e l’approvazione della Relazione del Mef che stanzia 13 miliardi per un nuovo provvedimento a sostegno dell’emergenza. Appuntamenti propedeutici al varo in Consiglio dei ministri di un nuovo decreto che potrebbe vedere la luce tra giovedì e venerdì.
I funzionari di via XX Settembre lavorano senza sosta, l’obiettivo è quello di trovare un compromesso sul Superbonus tra le richieste del Movimento 5Stelle e l’esigenza di evitare condoni. “Sbloccheremo i crediti ed eviteremo il fallimento di tante aziende oneste. Senza condoni, ma sanzionando solo chi non ha fatto i controlli con la dovuta diligenza”, spiega il sottosegretario Federico Freni, che pur confermando la difficoltà dell’impresa, si dice ottimista. E sul braccio di ferro con i pentastellati torna Giuseppe Conte, che assicura: “Fango su di noi, menzogne in piena campagna elettorale. Non abbiamo, né volevamo bloccare nulla. Per la conversione del decreto abbiamo tempo fino al 9 ottobre, non è scaduto nulla. Martedì lo voteremo. Noi non abbiamo mai detto ‘non voteremo la conversione’ non siamo pazzi”, scandisce alla festa del Fatto quotidiano.
E mentre l’esecutivo lavora su più fronti non si placa la campagna elettorale, tutta proiettata alle ultime due settimane che poteranno al voto del 25 settembre. Piccolo stop solo martedì – quando si riunirà l’assemblea del Senato – e giovedì – per quella della Camera -, location che molto probabilmente ospiteranno lo spin off della contesa elettorale. “Spero che la sinistra si svegli e che anche nel centrodestra non ci siano più prudenze, tentennamenti e rinvii” sugli interventi contro il caro energia, sprona Matteo Salvini, che torna a dirsi disponibile “anche oggi pomeriggio” a riunire i leader degli altri partiti per firmare un decreto “da 30 miliardi” per bloccare gli aumenti delle bollette ma, tira di fioretto, “inspiegabilmente non c’è risposta da sinistra”.
Visto il rinvio dell’Europa ad ottobre per una soluzione comune sul tetto del prezzo del gas, anche Enrico Letta suona la carica: “Non può passare un’altra settimana senza che la vicenda bollette e caro energia trovi una soluzione nazionale in attesa di quella europea. E credo che questo tema di soluzione nazionale e rapida sia la priorità del nostro paese”. Anche il capo del Nazareno sarà in aula giovedì a Montecitorio pronto a votare ‘sì’ al dl. Sugli scranni ci sarà Giorgia Meloni, che ammette: “La priorità per tutti è il caro bollette giovedì sarò in aula in occasione del Dl Aiuti perché altrimenti rischiamo che non ci sia il numero legale per un provvedimento che qualcosa mette in campo e per provare a discutere di quello che si può fare”. Tuttavia Fratelli d’Italia non andrà oltre l’astensione.
E se i leader sono pronti a darsi battaglia nell’emiciclo delle due Camere (Salvini e Renzi si incroceranno martedì) Carlo Calenda continua la sua battaglia in giro per l’Italia e fa un passo indietro sullo scostamento di bilancio che aveva invocato: “Dunque quello che io propongo da 21 giorni è che davanti a una emergenza così imponente, i partiti si riuniscano e diano l’ok a un intervento straordinario che copra non solo gli aumenti fino a fine ottobre, ma rimborsi gli ultimi aumenti sulle bollette che stanno determinando i fallimenti delle aziende. Ci vogliono 15 miliardi, può essere che non ci sia bisogno di scostamento. Attualmente il Mef ne ha trovati 12 o 13”.(LaPresse)