ROMA – Tutti in Parlamento per il decreto Aiuti bis. L’accordo politico sul provvedimento non c’è ancora, ma i leader sono pronti a interrompere la campagna elettorale per tornare qualche ora nel Palazzo e continuare lì la ‘battaglia’. L’appuntamento è per martedì in Senato e giovedì alla Camera. Matteo Salvini tiene l’agenda libera, mentre Matteo Renzi ha già annunciato la sua presenza a palazzo Madama, mentre Enrico Letta e Giorgia Meloni si sfideranno a Montecitorio. “Sarò al mio posto in Parlamento – assicura la leader FdI – Perché difendere gli interessi degli italiani ha la priorità su tutto, anche su una campagna elettorale importante e decisiva come questa. Auspico che tutte le forze politiche abbiano lo stesso senso di responsabilità di Fratelli d’Italia”.
Le ricette per rispondere al caro bollette, però, continuano a dividere gli schieramenti anche al loro interno. Il segretario del Carroccio insiste nel chiedere a Mario Draghi uno scostamento di bilancio per mettere in campo un decreto da 30 miliardi. “Sono terribilmente preoccupato e sconcertato dai miei colleghi segretari di partito, soprattutto a sinistra, che non capiscono che luce e gas sono un’emergenza nazionale, rischiamo la catastrofe, rischiamo la sciagura – insiste – Mi chiedo perché Letta dica no a fare debito buono e non debito cattivo tra tre mesi per pagare disoccupazione e cassa integrazione. Capisco Meloni che è all’opposizione e ci sta. Chi sta in maggioranza dica come la pensi”.
Dalla leader FdI, in realtà, arriva una mezza apertura. “Se serve anche lo scostamento di bilancio si fa per carità, ma deve essere l’extrema ratio perché sono sempre soldi con cui indebitiamo i nostri figli”, taglia corto, invitando i colleghi di partito a vedersi “anche lunedì” se l’Europa non agisce. Tra martedì e giovedì le Camere dovranno intanto votare l’aggiustamento di bilancio dovuto all’extra gettito da 6,2 miliardi che il Governo utilizzerà poi per il nuovo provvedimento che mira a calmierare i costi per famiglie e imprese.
FdI vuole però prima votare il decreto aiuti bis (il partito di Meloni dovrebbe astenersi) e poi esaminare la relazione al Parlamento che aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica. Sul provvedimento il nodo da sciogliere rimane quello relativo alla cessione dei crediti per il superbonus. Il M5S, attraverso alcuni emendamenti, chiede l’eliminazione della responsabilità in solido tout court. Troppo rischioso secondo il Mef e l’agenzia delle entrate, specie per un Governo dimissionario e un Parlamento a Camere sciolte, ecco perché l’apertura è arrivata soltanto per la possibilità di eliminarla dal secondo-terzo percettore.
E se la trattativa è ancora in corso, da Giuseppe Conte arriva comunque un segnale di distensione. Dire che il Movimento 5 stelle non vota il Dl Aiuti “è una menzogna, una falsità da campagna elettorale: i cittadini non li possiamo prendere in giro in questo modo. Noi lo approviamo martedì – assicura – se le altre forze politiche non voteranno il nostro emendamento si assumeranno la responsabilità di contribuire a far fallire 30-40 mila aziende, ma non è che noi per ripicca non votiamo il decreto aiuti, smettiamola con questa storia: prenderemo atto che il decreto va votato e lo voteremo lo stesso”.(LaPresse)