Roma, 11 lug. (LaPresse) – “Lo stop alla pubblicità ed alle sponsorizzazioni dell’azzardo è una svolta etica ed economica epocale per famiglie, commercio e giovani. Dopo 15 anni di liberalizzazione selvaggia si cambia registro. Le potenti lobby si rassegnino. Non potranno più influenzare settori come editoria, sport, sanità, cultura, e sarà depotenziato il loro effetto gravemente negativo sull’economia reale e produttiva”. Lo dichiarano in una nota congiunta i capigruppo del Movimento 5 Stelle di Camera e Senato, Francesco D’Uva e Stefano Pattuanelli. “Come provato dalle ricerche del professor Maurizio Fiasco, l’azzardo è un moltiplicatore economico negativo in termini di depressione dei consumi, mancati stimoli alla produzione, distruzione di opportunità d’impiego. Più il settore si allarga e meno l’economia reale cresce, rallentando l’uscita dall’attuale stagnazione”, continuano. “Cinque anni fa, e l’ammontare di quanto speso era di 84,5 miliardi contro i 102 miliardi del 2017, si calcolava che con l’espandersi dell’azzardo si sono persi almeno 115mila posti di lavoro (90mila nel commercio e 25mila nell’indotto industriale) – aggiungono i parlamentari pentastellati -. Nel 2013 ‘azzardopoli’ dirottava 20 miliardi di euro dall’economia reale sottraendoli così al commercio, bruciando 70 milioni di ore di lavoro”.
concludono
“Oggi i dati sono ancora peggiori di quelli del 2013 dove si azzarda per 84,5 miliardi, mentre nel 2017 si è azzardato per 102 miliardi e lo Stato ha incassato solo 9 miliardi. Per quanto riguarda il gioco online appena un ottantesimo di quanto scommesso”, affermano ancora i capigruppo M5S di Camera e Senato. “Confindustria dovrebbe ragionare su questi dati invece di difendere la lobby del settore. Perché sempre insieme alle famiglie devastate da questa piaga, sempre più commercianti, albergatori, ristoratori, l’indotto industriale produttivo collegato, capiscono perfettamente la questione – sottolineano D’Uva e Patuanelli -. Ogni euro gettato nel ‘tentar la sorte’ è un euro in meno al commercio ed al suo indotto industriale. Tutto ciò con un mancato incasso Iva sui consumi che si aggira intorno ai 3,5-4 miliardi. Quindi altri danni per lo Stato. Il decreto Dignità tutela quindi salute ed economia produttiva iniziando a limitare la diffusione di questa cultura nociva per salute ed economia sana”.