Roma – Non aspetta nemmeno il voto di fiducia della Camera, Matteo Salvini, per esultare davanti a telecamere e taccuini.
Niente pugno in aria, come Toninelli al Senato, ma sorriso a tutta bocca per esprimere “enorme soddisfazione non da ministro, ma da cittadino italiano, perché diventerà legge il decreto che porterà più sicurezza, ordine e legalità nelle città italiane”. È quasi a metà della conferenza stampa, quando sullo smartphone gli arriva il messaggino che aspettava: la fiducia passa con 336 voti favorevoli, 249 contrari e nessuna astensione.
Non esulta, al massimo alza il labbro da politico consumato conosce le regole del gioco e della comunicazione. Sa che superato il primo scoglio, ora deve condurre la nave in porto – apertissimo – con il voto finale sul testo uscito dal Senato, su cui, in pratica, non c’è stata discussione parlamentare a Montecitorio.
Il leader della Lega elenca tutte le misure contenute nel suo decreto
Dai sindaci che avranno più poteri al giro di vite per i parcheggiatori abusivi, alla stretta sugli sgomberi degli immobili occupati abusivamente, le risorse per gli straordinari e le assunzioni nelle forze dell’ordine, ma anche ‘l’obolo’ addebitato sulle società per mantenere l’ordine pubblico negli stadi: “Sono 30 milioni di euro, il costo di due top player. Penso che i club di A e B se lo possano permettere…“.
Il vicepremier volutamente lascia all’ultimo le norme sull’immigrazione, “perché c’è tanto altro“, ma non per questo dimentica di valorizzare il suo lavoro: “È un intervento organico, non spot come prima“.
Salvini usa diverse parole chiave, nel suo discorso. Ad esempio: “Conto che la sfida Stato-Casamonica finisca 6-0. Devono restare senza neanche gli occhi per piangere“.
È un giorno importante per la Lega, “atteso da 30 anni”, per dirla come il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari, annunciando in aula il sì “con rabbia e orgoglio” del suo gruppo al provvedimento, grazie al quale “l’Italia – dice – tornerà a essere quello che è sempre stata, terra nostra, e non quella in cui l’ha trasformata qualcuno negli ultimi anni, cioè terrà di nessuno“.
Nel Salvini-day tutto fila liscio come l’olio
Il M5S si accomoda alla destra del ‘socio’ di governo e serra i ranghi della truppa: “Votiamo con convinzione questa fiducia“, dice infatti Federica Dieni in dichiarazione di voto. Spiegando che “non c’è nessuna ragione per non farlo: il nostro governo è riuscito a fare in 5 mesi quello che i suoi detrattori non hanno fatto in 5 anni“. Ma non è un ‘pegno’ pagato al Carroccio, semmai “un segno di lealtà nei confronti dei cittadini”, ci tiene a precisare la deputata Cinquestelle.
Al dibattito e alle votazioni partecipa anche il capo politico, Luigi Di Maio, con lo sguardo attento e vigile. Sorride e si concede ai parlamentari, meno ai cronisti. E quando proprio non può evitarli, dice qualcosina solo sulla manovra e poi trova la ‘salvezza’ negli ascensori di Montecitorio, che lo portano lontano dalle domande sul dl Sicurezza. Perché è il segreto di Pulcinella che questo testo non sia nelle corde pentastellate, eppure va approvato in nome del ‘contratto’ di governo.
Una sponda per le opposizioni
Forza Italia condivide buona parte dell’impianto, ma la fiducia no, proprio non ce la fa a votarla a un esecutivo che ha al suo interno il M5S. Mentre il Pd attacca: Emanuele Fiano parla di scambio con la Lega, mentre Enrico Borghi accusa il Cinquestelle di aver “venduto l’anima” alla Lega. Ma di tutto questo Salvini sembra non curarsene. Nonostante abbia sentito i cori di chi protestava contro il suo decreto in piazza: “Gli urlatori sono quelli che mi vogliono tanto bene? E vabbé…