LATINA – Dal traffico di droga alle estorsioni, dall’intestazione fittizia di beni alla corruzione elettorale. Sono pesantissime le accuse per le quali, questa mattina, la polizia ha eseguito venti ordinanze di custodia cautelare a Latina. Su ordine della Direzione distrettuale Antimafia di Roma, gli agenti hanno sgominato un gruppo. Un’organizzazione ritenuta dagli inquirenti appartenente a un clan rom operante nel quartiere Campo Boario, i Di Silvio–Ciarielli.
La maxi operazione, tra traffico di droga e corruzione elettorale
Il blitz dei circa 250 poliziotti è scattato alle prime luci dell’alba. Secondo gli elementi raccolti dagli inquirenti che hanno lavorato al caso, i destinatari dei provvedimenti si sarebbero resi colpevoli di diversi reati. Associazione a delinquere di tipo mafioso, traffico di droga, estorsione, violenza privata, favoreggiamento. E ancora intestazione fittizia di beni, riciclaggio e corruzione elettorale, tutti aggravati dalle modalità mafiose. La Dda non ha evidenziato, nell’inchiesta, rapporti con le macro-organizzazioni criminali operanti soprattutto nel Meridione. Ma secondo i magistrati, l’associazione era in grado di imporsi con intimidazioni e violene tipiche di mafia, camorra e ‘Ndrangheta.
Una nuova organizzazione criminale autoctona
“Finora ci siamo misurati con organizzazioni di tipo tradizionale – ha commentato il procuratore aggiunto Dda Michele Prestipino – Qui c’è un gruppo autoctono che da moltissimi anni è insediato sul territorio e che dal 2010 esercita un potere egemone sul territorio attraverso comportamenti mafiosi. Per la prima volta contestiamo il reato di associazione mafiosa a un gruppo originario del posto che ha nel tempo accumulato un potere criminale modellandolo sull’archetipo del 416 bis”. “Si tratta di un gruppo storico, quello dei Di Silvio-Ciarelli, famiglie di etnia rom che si sono alleate per controllare il territorio e che fino al 2010 si erano contrapposte ad altre famiglie con fatti di sangue estremamente gravi. In questi anni hanno dimostrato capacità di controllare il territorio strada per strada, quartiere per quartiere”, ha aggiunto il procuratore.
Il quale si è soffermato sul ruolo giocato in chiave politica: “L’altra novità sono i reati in materia elettorale. Si tratta di manovalanza nell’attacchinaggio elettorale e compravendita di voti. Nella loro complessità questi fatti sono indici importanti della mafiosità del gruppo, capace di stringere rapporti con la politica”.