NOVARA – All’esito di una vasta operazione antidroga, la Polizia di Stato di Novara, nelle prime ore di questa mattina, ha eseguito nove misure cautelari, ponendo così fine ad una fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti, del tipo cocaina, che vedeva coinvolte le province di Novara e Vercelli. In particolare, sono state eseguite tre custodie cautelari in carcere, una custodia cautelare agli arresti domiciliari, quattro obblighi di dimora di cui tre con divieto di allontanamento notturno e un obbligo di presentazione, misure emesse dal gip presso il Tribunale di Novara, su richiesta della locale Procura della Repubblica.
L’attività d’indagine, condotta dalla squadra mobile di Novara, coordinata dalla Procura della Repubblica di Novara, ha avuto inizio nel maggio 2020, a seguito dell’arresto in flagranza di un soggetto italiano residente a Novara, trovato in possesso di 90 grammi di cocaina purissima.
Il discreto quantitativo di stupefacente e l’ottima qualità della sostanza hanno richiamato l’attenzione degli esperti operatori della narcotici, i quali hanno compreso immediatamente che l’uomo arrestato era, di certo, inserito in un contesto più ampio. Gli investigatori, pertanto, hanno fin da subito attivato un’articolata e complessa attività di indagine volta a ricostruire e stroncare la presunta rete di spaccio.
L’intuizione ha trovato ampi riscontri nel corso dei diversi mesi di indagine che, nello scorso gennaio, è giunta a conclusione mettendo in luce la presenza di una consolidata e ramificata attività di spaccio di stupefacenti. La stessa, a livello più alto, era gestita da un cittadino italiano di 29 anni, attivo da diversi anni nella cessione di cocaina tra le province di Novara e di Vercelli.
L’uomo era infatti il vero e proprio “dominus” della rete di spaccio, in grado di movimentare ogni mese fino a 1,5 kg di cocaina, attività che gli consentiva di trarre un ingente profitto economico, quantificabile in 100 mila euro circa, e garantirgli un tenore di vita ben al di sopra delle sue possibilità economiche. Lo stesso, nel corso di diverse intercettazioni, si vantava persino che, in trent’anni di lavoro non sarebbe mai riuscito a guadagnare neanche un terzo di quanto ottenuto, in pochissimo tempo, proprio grazie alla cessione di cocaina.
Il 29enne gestiva direttamente e meticolosamente l’attività di spaccio, utilizzando stratagemmi diretti a eludere ed ostacolare eventuali attività investigative nei suoi confronti, rendendole particolarmente complesse. Il monitoraggio della sua attività illecita ha permesso di individuare così un’ampia rete di soggetti dediti allo spaccio di cocaina, che realizzava i propri affari illeciti tra le province di Novara e Vercelli.
Tra gli indagati sono emersi un 35enne cittadino italiano residente nella provincia di Novara e cittadino italiano di 31 anni residente nella provincia di Vercelli; i due erano in grado di acquistare, ciascuno, circa 100 grammi di cocaina ogni dieci/quindici giorni, che rivendevano, in proprio, ad un’ampia e consolidata clientela.
L’indagine ha consentito inoltre di individuare ulteriori soggetti che si approvvigionavano di sostanza stupefacente, dai principali indagati, per poi gestire, a loro volta, lo spaccio in maniera autonoma; è il caso, ad esempio, di due cittadini italiani, un uomo ed una donna, che lavoravano in stretta sinergia tra loro, ed un cittadino italiano residente nella provincia di Torino, che acquistavano ingenti quantitativi di droga e gestivano una autonoma attività di spaccio di cocaina.
Le articolate e complesse indagini hanno permesso così di stroncare un vero e proprio ‘sistema di cessione a cascata’, che vedeva coinvolte numerose persone che, vista la facilità nell’ottenere facili guadagni, acquistavano la droga e divenivano a loro volta spacciatori.
Come è emerso dalle intercettazioni, uno degli indagati aveva trovato la collaborazione dello zio, di 72 anni, il quale, oltre a fungere da ‘custode’ dello stupefacente per conto del nipote, aveva iniziato una propria autonoma attività di spaccio, nonostante l’età.
Per l’esecuzione delle misure cautelari, delle perquisizioni e dei sequestri sono stati impiegati oltre 50 agenti, con la partecipazione del personale delle Squadre Mobili di Torino, Alessandria, Aosta, Cuneo, Verbania e Vercelli, del Reparto Prevenzione Crimine Piemonte nonché il Nucleo Cinofili della Questura di Torino.
(LaPresse)