FIRENZE – Dolore e tensione, disperazione e rabbia. Sono ore terribili per la comunità fiorentina, scossa dalla notizia della morte di Duccio Dini. Il 29enne è stato investito e ucciso l’altro giorno a Firenze, mentre si trovava fermo ad un incrocio a bordo del suo scooter. Due auto, velocità folle, una lo prende in pieno e lo scaraventa per aria. A bordo, alcuni rom del campo di Poderaccio. Dopo ore di agonia, Duccio si è spento.
Il corteo per Duccio, rabbia e tensione fuori al campo rom
Circa 300 persone si sono ritrovate nei pressi del punto dove è avvenuta la tragedia. Tante bandiere e fiori bianchi, cori e applausi per ricordare un 29enne che ha avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma anche tanta rabbia. Una buona parte di manifestanti si è infatti avvicinata al campo rom del Poderaccio. Lì risiedono Amet Remzi, 65 anni, e il nipote Dehran Mustafa, 36 anni. Entrambi sono stati arrestati con l’accusa di omicidio volontario, mentre una terza persona risulta inquisita. Secondo carabinieri e Procura, quindi, la morte di Duccio non è stato un incidente. I manifestanti hanno trovato le forze dell’ordine in assetto anti-sommossa. Un cordone di sicurezza che qualcuno ha anche provato a forzare. “Vendetta, vendetta”. “Ruspe, ruspe”. “Via i rom”. Questi alcuni slogan che si sono uditi in quei momenti di tensione.
L’intervento di Luigi Ciatti: “Diamo tempo alla giustizia”
Commozione quando, a un certo punto, è arrivato Luigi Ciatti. Il padre di Niccolò che, l’11 agosto scorso, venne pestato e ucciso a 22 anni da tre ceceni all’esterno di una discoteca di Lloret de Mar. Per quell’orrore, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo, gli assassini affronteranno il processo che inizierà tra qualche mese. “Sono qui con voi perché avete ragione. Dobbiamo chiedere giustizia. Ma dobbiamo anche rispettare la legge e aspettare che la giustizia arrivi. Io la sto aspettando da dieci mesi per mio figlio”, le parole di Ciatti scandite dagli applausi scroscianti di una folla comunque inferocita.