NAPOLI – “A dieci anni di distanza dalla durissima crisi economica che ha colpito l’Italia, i numeri relativi all’occupazione in Campania continuano ad essere preoccupanti. Rispetto al 2008 i dati elaborati dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro registrano una flessione ulteriore del 2,1%”.
Lo ha detto il Presidente dell’Ordine dei Consulenti del lavoro di Napoli, Edmondo Duraccio, in apertura del VI Forum “Lavoro, Occupazione, Imprese & Libere professioni” che si è svolto al centro congressi della Stazione Marittima di Napoli.
“Sono gli uomini, in particolare, a pagare il dazio maggiore – prosegue Duraccio – con un calo del 6,5% (72mila unità) che non viene interamente compensato dal sensibile aumento dell’occupazione femminile che fa registrare un +6,9% (37mila unità). A preoccupare è in particolare la circostanza che i numeri di una flessione che si è concentrata esclusivamente nelle fasce più giovani della popolazione, in particolare tra i giovani 15-24enni (-40%) e nella fascia 25-34enni (-20,8%).
Complessivamente il numero degli occupati in Campania diminuisce leggermente da 1 milione e 650 mila del 2008 a 1 milione e 615 mila del 2018. Rimane forte la disomogeneità del tasso di occupazione tra le 5 province che oscilla dal 51,3% di Avellino fino al 38% di Napoli”. “Alla luce di questi dati incontrovertibili – conclude Duraccio – chiediamo al Governo una decisa virata delle politiche sociali, la ripresa dei lavori di pubblica utilità, la riduzione della pressione fiscale e contributiva a carico dei datori di lavoro e l’apertura delle linee di credito per le piccole e medie imprese”.
Ma le richieste all’Esecutivo che provengono dal Forum si arricchiscono del contributo di Rosario De Luca, presidente della Fondazione dei Consulenti del lavoro, che a margine dei lavori ha evidenziato: “I ritardi infrastrutturali e la pesantezza burocratica sono le ‘palle al piede’ per gli imprenditori italiani. In Campania, così come al Sud, si stanno vivendo momenti di grande incertezza Se a questi dati si aggiunge anche il ritardo delle indicazioni operative che dovrebbero consentire l’utilizzo di quelle misure previste dal legislatore per favorire le assunzioni, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, la situazione appare ancor più difficile da sostenere per le imprese. Ad esempio, si attende ancora la circolare del Ministero del lavoro e dell’Inps per poter fruire dell’esonero contributivo previsto dal “decreto dignità”solo per il biennio 2019-2020 per chi effettui assunzioni di giovani under 35.
Inoltre, fanno sorridere amaramente anche le ultime indicazioni operative fornite dall’Anpal per la fruizione del bonus Sud, introdotto dalla Legge di bilancio 2019. Il decreto, emanato con ben 3 mesi di ritardo dall’Agenzia e che attende ancora la circolare dell’Inps, esclude dall’agevolazione tutte le assunzioni a tempo indeterminato effettuate dal 1° gennaio al 30 aprile di quest’anno, riconoscendo il bonus solo a chi assume dal 1° maggio al 31 dicembre 2019. Una decisione paradossale, che ha creato sconforto nei professionisti e negli imprenditori e che mette a dura prova quel rapporto fiduciario tra Stato e cittadini. Provvedimenti come questi non vanno di certo nella direzione della crescita e del rilancio dell’occupazione”.
Sui dati della Campania è ritornata Sonia Palmeri, assessore regionale al Lavoro: “Dal 2015 al 2017 c’è stato un netto miglioramento dei dati grazie a un corposo piano per l’occupazione che ha riguardato la riorganizzazione dei centri per l’impiego, un nuovo rapporto con i consulenti lavoro e alcune misure come ad esempio Garanzia giovani che hanno generato 31mila assunzioni”.
Sulle difficoltà dei giovani a trovare lavoro un allarme è stato lanciato da Luigi Carbonelli, presidente Associazione nazionale Consulenti del lavoro di Napoli: “Registriamo un continuo aumento dei neet, i giovani disoccupati che rinunciano a cercare un lavoro, e una disoccupazione femminile che sfiora il 60%, due segnali da monitorare con estrema attenzione”.
Al Forum partenopeo ha partecipato anche l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che avverte “L’unica strada per incrementare l’occupazione è creare sviluppo, cosa che oggi non accade visto che siamo in stagnazione dell’economia. Per un quadro realistico della redditività del lavoro bisogna guardare il monte ore e non seguire i dati altalenanti sul numero degli occupati”.
Per il segretario regionale Uil, Giovanni Sgambati “non si possono eludere le richieste del mondo del lavoro in particolare quelle che provengono dal Sud, il grande escluso dalle politiche del Governo” mentre per Nicola Ricci, segretario regionale Cgil “bisogna invertire la tendenza del lavoro povero, sotto pagato sotto salariato e molto precario. Chiediamo al Governo investimenti e non interventi spot come il reddito di cittadinanza”.
Anche i controlli giocano un ruolo fondamentale come precisa Giuseppe Cantisano, direttore Itl Napoli, per il quale “i dati confermano l’aumento del lavoro nero, del lavoro irregolare e delle sospensioni delle attività, segnale inequivocabile che il costo del lavoro è considerato troppo alto dagli imprenditori. Serve ridurre il cuneo fiscale riducendo i costi per le imprese”.
Il tema dell’impatto del reddito di cittadinanza è stato sottolineato da Francesco Duraccio, segretario nazionale Consulenti del lavoro: “una misura che in prima battuta si palesa come sostegno al reddito per diventare successivamente misua di politica attiva preordinata all’inserimento nel mondo del lavoro dei beneficiari. La seconda parte del provvedimento non è ancora partita e i centri per l’impiego si stanno ancora riorganizzando. Le discussioni sulle modalità di utilizzo dei navigator hanno rallentato un processo che potrà essere valutato nel suo insieme solo dopo la partenza della fase due”.