NAPOLI (Angela Garofalo) – Nella nuova era, quella 2.0, è arrivato il terzo attesissimo scudetto. Era da tempi anche troppo lontani che non si vedeva il capoluogo campano così azzurro. In una città dove cielo e mare si baciano da sempre, l’azzurro della squadra è la sua cornice ideale. La gioia enorme di una città, simbolo di un popolo, una cultura ed una ricchezza storica che travalica da sempre i suoi confini geografici.
Immergendo chi arriva e rattristando chi parte, questo grande contenitore umano abbraccia in nome della fede azzurra artisti, intellettuali, viandanti ed operai. Tra gli artisti, a Forcella, c’è la mitica Marisa Laurito la cui bravura artistica già nota a tutti ha rivelato – semmai fosse necessario -, la grande tenacia spiccatamente verace, istintiva e pragmatica da quando è al timone come direttore artistico del Teatro Trianon Viviani.
L’amata Marisa, da grande tifosa del Napoli, a chi aspetta un suo spogliarello però ribadisce: “Io l’ho detto in modo spiritoso, perché ho risposto alla domanda di un giornalista. Farò festa con i tifosi del Napoli per le strade di Napoli e davanti al Trianon Viviani a Forcella, un quartiere già da tempo bianco-azzurro. Sarà bellissimo festeggiare questa vittoria guadagnata da giocatori di grande bravura. Sarà bellissimo festeggiarli. E ricordare i due altri scudetti che sono rimasti nel cuore: giornate indimenticabili trascorse insieme a Luciano De Crescenzo e Renzo Arbore”.
Il ricordo e la gioia si mescolano e alla Laurito, fa eco un altro illustre napoletano una colonna del grande teatro napoletano ed italiano, anch’egli tifosissimo del Napoli il regista, scenografo e costumista Bruno Garofalo: “Premetto che sono un tifoso patologico, per cui giorno dopo giorno, ora dopo ora sto vivendo un’emozione che alla mia età forse non avrei mai immaginato di saper provare ancora. Ma la mia gioia ed il mio piacere va oltre la passione sportiva, e subentra l’orgoglio, per la mia città per la mia regione, per tutto il sud d’Italia. Perché questa vittoria equivale ad un riscatto da una condizione che non si sa per quale motivo ci portiamo addosso. Il Sud e Napoli sono riconosciuti a livello mondiale un’eccellenza per territorio, storia e non ultime, eccellenze culinarie, ma la gente, la nostra gente è discriminata da sempre mortificata da luoghi comuni e dicerie che travalicano certe realtà che ammetto poco edificanti. Per questo il mio orgoglio viene ingigantito da un semplice episodo tra i tanti. L’altro giorno, girando tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli ho incontrato un ex esponente di un clan famoso e pericoloso. Fino a qualche mese fa, spacciava droga, da quando i quartieri si sono riempiti di turisti ha deciso di rientrare definitivamente nella legalità. Ha aperto un baretto, ha investito in tavoli, sedie, attrezzature e gode di questo momento speciale con la speranza di poter continuare così, con un lavoro onesto”. E ancora: “Questo è un riscatto, e non è un avvenimento sporadico, ma una condizione che cresce a vista d’occhio grazie ad un pallone e ad una passione virale e dilagante”.
Non potevamo chiudere questa terna di commenti e ricordi senza la sottile ed arguta riflessione di colui che ha acquerellato Napoli, attualizzandola in ogni suo libro nell’epoca in cui i social media non erano ancora nati, e le citazioni le potevano usare in pochi.
Si tratta dello scrittore, attore e autore e regista Peppe Lanzetta: “È bello che arrivi questo scudetto dopo tanti anni, speriamo che tutto questo sia solo l’inizio di qualcosa che si allunghi nel tempo e non un fatto isolato. Che sia una cosa duratura per la città, un’occasione ed una festa dove Napoli possa recuperare, dato anche l’arrivo di tutti questi turisti. Di saper sfruttare quest’onda lunga anche a livello europeo finalmente. Perché Napoli vuole essere una grande città ma è una metropoli bambina. Nel senso che ha molte cose che non vanno e si dovrebbe capire come valorizzare le periferie, evitare questo distinguo tra la Napoli turistica e quella reale. Dei precedenti scudetti, ricordo il primo dove scesi con un’auto dalle parti di Scampia e Secondigliano, la macchina fotografica diventava la televisione. Voglio dire abbiamo vissuto un’epoca unica con Maradona e siamo stati anche un po’ invidiati con quello che è successo a Napoli. Il ricordo più bello è sicuramente il primo, quello rimarrà inavvicinabile: più netto, più vero, uscito dal cuore. Questo è più esasperato, dopo due anni di pandemia la gente ha represso tutta una serie di emozioni, ha voglia di evadere e io, sono felicissimo di questo terzo scudetto”.