“Caro Napoli, con te divento campione anche io”

"Caro Napoli, con te divento campione anche io"

NAPOLI (Emanuele Calaiò) – Caro Napoli ti scrivo ma non per distrarmi un po’, come cantava il grande Lucio Dalla. Anzi, voglio essere super concentrato su questo scudetto, godermi ogni momento di questo trionfo tanto atteso. Napoli è casa mia. E non è un modo di dire. Io, in questa meravigliosa città, ci vivo. E come voi, da napoletano, ho respirato l’aria di questi giorni. Un’aria magica, la sensazione di essere parte di un evento storico. E infatti io mi sento parte di questo trionfo. Questo tricolore è anche un po’ di quelli che, come me, hanno contribuito alla risalita dall’inferno del Napoli. Lasciatemelo dire con orgoglio: coi miei compagni, abbiamo riportato in alto la maglia azzurra. Dalla Serie C all’Europa passando per la Serie B e la Serie A, una cavalcata straordinaria che è alla base del trionfo della squadra di Spalletti. Quando mi fermo a pensare che, coi miei gol, ho contribuito a rilanciare il Napoli, mi vengono i brividi. E vado su internet a rivedere quelle immagini che mi fanno ricordare da dove tutto è partito. Io sono del Sud, nato a Palermo ma diventato uomo e calciatore qui, nella città più bella del mondo. Sono onorato di aver indossato la maglia azzurra, che mi è rimasta attaccata come una seconda pelle. E sulla pelle, per onorare una promessa, mi tatuerò questo scudetto, una testimonianza anche tangibile del legame eterno che ho con Napoli e il Napoli. Dopo di me e dei miei compagni, il club è cresciuto. Il presidente De Laurentiis ha chiamato allenatori e dirigenti nuovi, si è dato una struttura di respiro europeo. Era quello, anche ai miei tempi, l’obiettivo: tornare ai livelli che al Napoli competono. E infatti nei giorni della Serie C o della Serie B, la sensazione è che fossimo di passaggio, come uno scalo in aeroporto che ti serve poi per raggiungere la tua destinazione. E questa destinazione, il Napoli l’ha raggiunta. Me ne sono accorto quando sono tornato a giocare per il Napoli nel 2013: in panchina c’era Rafa Benitez, il tecnico scelto dal presidente per avviare il processo di internazionalizzazione del Napoli, e la squadra lottava ormai stabilmente per il vertice e giocava le Coppe europee con regolarità. Da quel giorno sono passati esattamente dieci anni e il Napoli ha vinto lo scudetto, chiudendo di fatto un cerchio. Uno scudetto, lo dico gonfiando il petto, meritatissimo, arrivato al termine di un campionato dominato. La squadra ha dimostrato di avere oltre a grandi qualità tecniche ed interpreti straordinari con Osimhen, Kvara o Kim, una maturità incredibile. Merito di Cristiano Giuntoli, che ha saputo sostituire giocatori del calibro di Insigne, Mertens o Koulibaly. E merito di Luciano Spalletti, un grandissimo tecnico, che ha saputo plasmare giorno dopo giorno il gruppo. Una squadra della quale i napoletani sono fieri e io con loro. Sì, lo confesso: sono felice quando, per la strada, i tifosi mi fermano e mi chiamano arciere, magari ricordano il mio gol al Lecce al San Paolo, decisivo per la promozione in A. In quel momento sento ancor di più di essere un figlio di questa città. Ora scusate ma vi lascio, scendo in strada tra la gente a festeggiare il tricolore. 

Vi abbraccio tutti con affetto, il vostro arciere.

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