E’ ormai scontro tra Tajani e Toninelli sulle grandi opere e sulla Tav

Toninelli si difende e poi attacca a sua volta

Roberto Monaldo / LaPresse in foto Antonio Tajani
di Donatella Di Nitto

ROMA (LaPresse)Toninelli, Di Maio e Di Battista. Antonio Tajani nella sua nuova veste di vicepresidente di Forza Italia se la prende con tutti i 5Stelle stelle che contano, non risparmiando le parole. In missione a Frosinone, nella sua ciociaria, il presidente del Parlamento europeo torna sull’importanza delle grandi opere. E lo fa proprio nel territorio dimenticato dal governo su questo tema.

Sulla Tav e la minaccia che si chiuda il cantiere, Tajani sfodera l’arma contro i ‘nullafacenti grillini’. “Io sui cantieri della Tav ci sono andato. Il ministro Toninelli invece non ha mai avuto la bontà di visitarli. Inoltre ho sentito di signori sdraiati su un’amaca in Messico parlare di Tav” attacca. Ma “invece di fare i turisti, vadano a sporcarsi le scarpe sui cantieri e abbiano rispetto per i lavoratori“. Il riferimento è evidentemente ad Alessandro Di Battista, ex deputato pentastellato. Che dal suo reportage tra l’America del Nord e quella del Sud trova il tempo per intervenire nell’attualità italiana. “A volte si parla a vanvera dalle amache” ironizza con un velo di sarcasmo l’azzurro.

Non tarda ad arrivare la replica al vetriolo del ministro delle Infrastrutture e trasporti, Danilo Toninelli, che prima si difende

Mi sporco le mani da quando sono nato. Uso con i soldi pubblici del Mit la stessa attenzione che usavano i miei genitori per gestire le poche risorse familiari“. Poi sferza: “Antonio Tajani e tutti gli altri che blaterano su Tav, si mettano l’anima in pace. La mangiatoia e’ finita!”. Non è d’accordo Armando Siri, sottosegretario ai Trasporti in quota Lega: “Fare le grandi opere non coincide necessariamente con le mangiatoie. Si devono fare le grandi opere evitando lo spreco di denaro pubblico“.

In silenzio, forse complice il fuso orario, resta Dibba, che comunque qualcosa da dire la troverà. L’altro colpo duro Tajani lo riserva a Luigi Di Maio. Anche il titolare del Mise e del lavoro “andasse in mezzo agli operai invece di pontificare in camicetta bianca“. “Ho sentito il vicepremier dire che la vicenda di Marcinelle insegna che non bisogna emigrare”, aggiunge. “Non ha rispetto per le decine e decine di morti, per quei lavoratori italiani che erano sotto terra per creare qualcosa di straordinario“. Poi sull’Ilva il braccio destro di Silvio Berlusconi ci va giù pesante: “Rischia di essere chiusa per manifesta incapacità del governo di trovare una soluzione“.

Tajani prende le redini del partito in mano ed è evidente da come Forza Italia ha gestito la partita in Vigilanza Rai, dicendo un ‘no’ secco e per ora granitico a Marcello Foa. Sui rumors che vorrebbero un riavvicinamento del Cav al Nazareno, a partire proprio dalla lotta per la realizzazione delle grandi opere, Tajani smentisce: “Non c’è nessun accordo con il Partito democratico“. Forza Italia guarda ancora all’unità della coalizione di centrodestra, partendo dal presupposto che il Governo M5s-Lega “nasce da un matrimonio contronatura. Il M5s è il nuovo Partito democratico, e ci auguriamo che finita questa esperienza negativa la Lega possa tornare“.

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