CASERTA (di Anastasia Leonardo) – Alla vigilia di un nuovo anno scolastico niente di nuovo: siamo alle prese con i soliti, atavici problemi del settore. Il Segretario Generale della Uil Scuola Campania, Roberta Vannini, neo eletta al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione per la scuola primaria, non la manda a dire: “Si continua con le politiche di contenimento della spesa continuando a non voler capire che la scuola non è un costo ma un investimento per il futuro del Paese. Mi domando se da 40 anni a questa parte non ci sia una precisa volontà della politica in generale a comprimere le potenzialità della nostra scuola”.
Intanto, siamo al secondo anno di prova di governo per il ministro Valditara, quali sono le valutazioni di massima della Uil scuola sul suo operato?
Niente di nuovo sotto il sole. Qualche intervento spot come la creazione di nuove figure indefinite, l’orientatore e il tutor, e nulla più. Il resto è solo politica di contenimento della spesa: poche nomine e posti sempre vuoti. Tutto come prima. A differenza di altri Paesi, in Italia si taglia e si fa cassa su settori strategici come sanità e scuola e le economie non sono reinvestite nei settori di provenienza ma vanno nel “calderone” comune per tappare le falle di un’economia sempre più in difficoltà. Per la UIL si dovrebbe agire proprio al contrario: investire su scuola e sanità.
In Campania, ancora qualche giorno e docenti e personale Ata torneranno a varcare i cancelli delle scuole. Poi toccherà, il 12 settembre, agli studenti. Quali sono, a suo avviso, le principali criticità della ripresa?
Sulle nomine in ruolo c’era l’opportunità di un cambio di passo invece si è percorsa la vecchia strada delle nomine col contagocce, lasciando scoperti moltissimi posti che andranno a supplenza. Non dico che la scuola non inizierà regolarmente ma avremo come ogni anno ritardi nelle nomine e cambi di supplenti ad anno scolastico avviato. Ci sono in piedi graduatorie di vario tipo e di varie procedure concorsuali da cui attingere, tanti docenti che, grazie al “MERITO” di aver superato una o anche più procedure, speravano di essere assunti ma si è scelto di non coprire tutti i posti disponibili riservandoli a concorsi futuri che non si sa esattamente quando vedranno la luce. Quindi possiamo dire che è stata sprecata un’occasione per un avvio di anno scolastico con tutti i docenti in cattedra già dal primo settembre.
Per il primo anno le scuole della Campania non dovrebbero vedere Presidi ad interim su più scuole. Ad ogni scuola il suo dirigente. Una buona notizia o ci sono dei se e dei ma?
La cosa è vera solo dal punto di vista formale ma dal punto di vista sostanziale non cambia nulla. Infatti, le scuole che prima venivano date in “reggenza” ad un dirigente di una scuola oggi, a causa del dimensionamento, sono state accorpate direttamente alla stessa scuola quindi ci troviamo di fronte a delle mega istituzioni scolastiche, con più plessi anche su territori diversi e distanti tra loro, con tutto ciò che questo comporta. La UIL è sempre stata contraria all’istituto della “reggenza”, cosi come oggi è contraria alla creazione di questi grossi “agglomerati” scolastici, perché rappresentano una difficoltà nella gestione delle diverse complessità. Lasciare le scuole autonome senza fare i conti degli organici con la calcolatrice, avrebbe permesso di considerare il calo demografico come un’opportunità per avere finalmente classi a misura di alunno.
Tra i nodi più spinosi di sempre c’è senz’altro quello del precariato del corpo docente. Poche assunzioni, tanti supplenti ogni anno. Com’è la situazione in Campania e quali potrebbero essere, stante le difficoltà di bilancio, le soluzioni possibili?
Il precariato è una piaga nazionale. Secondo le nostre stime, quest’anno conteremo circa 250mila precari. La Campania ha una sacca di precariato spaventosa. Molti dei nostri corregionali, pur di conquistare un incarico, fanno la valigia e vanno al nord con tutto ciò che comporta a livello economico, sociale, familiare ed emotivo. Come Uil Scuola abbiamo dimostrato che per stabilizzare i precari della scuola basterebbero poco più di 715 euro a lavoratore. Invece si preferisce mantenere i lavoratori e le comunità scolastiche nella precarietà. Un esempio emblematico è la situazione dei posti che resteranno vacanti quest’anno. Solo in Campania, a fronte di 3.379 posti disponibili dopo la mobilità dei docenti, ne sono stati autorizzati per il ruolo solo 3.106, ben 673 posti accantonati per un futuro concorso PNRR al di là da venire a cui si dovranno aggiungere quelli che si libereranno per i futuri pensionamenti. Ecco perché mi fa sorridere sentire il ministro parlare di bisogno di continuità.
Tra i docenti più precari in assoluto ci sono senz’altro quelli di sostegno, tema delicatissimo perché mai come sulla disabilità la continuità didattica, ed in particolare della didattica speciale, riveste un ruolo cruciale. La situazione in Campania è drammatica? Come uscirne?
Purtroppo ogni anno il numero degli alunni con disabilità aumenta. Basti pensare che, al momento, per la nostra regione sono previsti, tra organico di diritto e organico di fatto, quasi 28.000 posti su sostegno e non bastano. Dai territori pervengono grida di allarme da parte dei dirigenti che ci chiedono un aiuto per sollecitare l’Ufficio scolastico ad autorizzarne di più. La precarietà sul sostegno è raddoppiata, passando dal 29% al 59%. Ogni anno molti alunni con disabilità cambiano docente e, spesso, anche più volte all’anno. La soluzione per risolvere questa criticità, come la Uil Scuola dice da sempre, sta nel trasformare tutti i posti in organico di fatto in organico di diritto, assumendo a tempo indeterminato i docenti specializzati. Il problema non si risolve certo nel permettere ai genitori e agli stessi alunni disabili (non so come farebbero questi ultimi) di scegliersi il docente che più gli aggrada come vuole disporre il ministro Valditara. Non potremo mai accettare il docente on demand.
Problemi e non di poco conto attanagliano anche l’universo del personale Ata, collaboratori scolastici, personale di segreteria e tecnici di laboratorio. Qual è la situazione in Campania e cosa si strafacendo per fronteggiare le criticità?
La precarietà del personale ATA vede, da sempre, numeri a molti zeri. Non si è mai coperto il turnover e quest’anno non va meglio. In Campania, a fronte di oltre 2.500 posti vacanti, se ne autorizzano poco più di 500. Nel frattempo le scuole sono diventate vere e proprie stazioni appaltanti per il PNRR con tutto ciò che comporta a livello amministrativo e le attrezzature e gli spazi da gestire anche solo per la manutenzione e la mera sorveglianza sono sempre gli stessi. Occorre urgentemente rivedere i parametri per il calcolo degli organici di assistenti amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici.
Ultimo capitolo, non secondario, l’edilizia scolastica. In Campania il tema delle scuole a norma, degli edifici scolatici comunali e provinciali effettivamente a norma, è drammatico. La coperta è corta, come per tutti i settori, come uscirne?
La sicurezza non abita ancora nelle scuole campane. Nella nostra regione, secondo una recente indagine, più di otto edifici su dieci non dispongono ancora del certificato di collaudo statico e in nove su dieci manca quello di agibilità. La maggior parte degli edifici scolastici, poi, non risulta progettato secondo le regole antisismiche e, tenendo conto di quanto accade quasi quotidianamente in zone come l’area Flegrea, c’è poco da stare sereni. Gli interventi di adeguamento svolti in questi anni anche grazie ai fondi europei non sono riusciti a risolvere tutte le criticità e ci sono ancora troppi edifici scolastici che necessitano di interventi urgenti. La soluzione è semplice. La scuola non ha bisogno di interventi estemporanei o di spot per la politica ma di interventi strutturali sul versante dell’edilizia e di investimenti su chi la scuola la vive e la fa ogni giorno.