MILANO – Circa un italiano su cinque almeno una volta nella vita ha scaricato illegalmente libri digitali o audiolibri, sicuro di farla franca e non correre alcun rischio di sanzioni. E’ il dato allarmante emerso dalla seconda analisi sulla pirateria commissionata dall’Associazione Italiana Editori (Aie) all’istituto di ricerca Ipsos, presentata al ministero della Cultura. Un fenomeno cresciuto del 5% nel biennio 2019-2021 in concomitanza con la pandemia, con un danno per il comparto di 1,88 miliardi di euro di cui 771 milioni solo nel mondo del libro. Soltanto nel 2021 si sono registrati 322mila atti di pirateria al giorno per quanto riguarda libri, ebook e audiolibri. Sempre a causa della pirateria c’è un ammanco per il fisco di 322 milioni di euro, con una perdita occupazionale totale di 13mila posti di lavoro (5mila solo nel mondo del libro).
“La piena consapevolezza dei danni provocati dalla pirateria è importante. È fondamentale sensibilizzare il più possibile l’opinione pubblica perché il lavoro creativo e tutta l’industria che lo realizza ha un valore assoluto che merita di non essere svilito”, ha commentato il ministro della Cultura, Dario Franceschini, in un messaggio inviato al convegno. Il ministro ha sottolineato che “si è iniziato a lavorare su una legge del libro che, così come avviene per il cinema, attui azioni efficaci nel sostegno dell’intera filiera editoriale”. “C’è preoccupazione per un fenomeno allarmante, inaccettabile per un comparto già in difficoltà. Non si può fare finta di niente, perchè ci sono in ballo migliaia di posti di lavoro”, ha aggiunto Giuseppe Moles, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’editoria. Sempre secondo Moles “al fianco dell’azione repressiva serve un serio lavoro educativo, fatto con la collaborazione della scuola, delle famiglie e di tutti gli stakeholder. Serve una ‘educazione digitale’ per un utilizzo sano e consapavole di tutti gli strumenti digitali”.
Dalle oltre 4mila interviste effettuate dall’istituto di Nando Pagnoncelli emerge che l’82% è consapevole che ‘scaricare’ un libro è un comportamento illegale. La stragrande maggioranza degli italiani è quindi consapevole che piratando si commette un reato, ma emerge un forte senso di impunità, soprattutto da parte dei professionisti che piratano testi e banche dati professionali. I 2/3 degli intervistati pensano, infatti, che sia improbabile essere scoperto e punito dall’autorità competente. Ad essere danneggiati sono tutti i settori del mondo editoriale: le vendite perse nel settore della varia (fiction e saggistica) sono pari a 36 milioni di copie l’anno (stampa e digitale), per un mancato fatturato di 423 milioni di euro. Le copie (stampa e digitale) perse nel settore universitario sono 6 milioni, pari a un fatturato di 230 milioni di euro; quelle nel settore professionale – libri a stampa, digitali e banche dati – sono pari a 2,8 milioni di copie, con una perdita a valore di 118 milioni di euro.
Per questo gli editori chiedono al governo di intervenire. “Leggere, ascoltare o addirittura distribuire libri e audiolibri piratati significa contribuire a un fenomeno che toglie risorse economiche e posti di lavoro all’editoria, introiti fiscali allo Stato e che riduce le opportunità per i giovani creativi di poter vivere del loro lavoro grazie ai diritti d’autore”, ha spiegato il presidente di Aie Ricardo Franco Levi. “Le persone devono essere consapevoli che possono essere chiamate a rispondere per gli atti illeciti che compiono: su questo serve l’impegno delle istituzioni”, ha aggiunto. “Le diverse proposte di legge attualmente in discussione testimoniano la consapevolezza ormai diffusa dell’esigenza di intervenire, al fine di prevenire e, laddove necessario, reprimere la diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d’autore mediante le reti di comunicazione elettronica, oltre che di garantirne la giusta remunerazione”, ha concluso il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti.
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