Editoria, sequestrati 4 milioni a Piccirillo e soci

Sequestrati 4 milioni a Piccirillo e soci
Sequestrati 4 milioni a Piccirillo e soci

CASERTA –  Contributi pubblici a sostegno dell’attività editoriale percepiti illecitamente: è il tema dell’indagine che ieri mattina ha fatto scattare un provvedimento di sequestro conservativo di beni dal valore di 4,2 milioni di euro nei confronti della ‘Dossier Società Cooperativa Giornalistica’. I sigilli hanno riguardato immobili, conti correnti e crediti riconducibili a Pasquale Piccirillo (nella foto), imprenditore casertano, già patron di Tele Luna, ritenuto amministratore di fatto della coop, Antonio Sollazzo e Maria Caterina Bagnardi, rappresentanti legali della compagine.  L’operazione è stata condotta dai militari dei Nuclei di polizia economico-finanziaria di Taranto e di Caserta su ordine del presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti di Napoli. Ad innescare il sequestro le indagini, condotte dalle fiamme gialle, nei confronti della Dossier (beneficiaria di ingenti contributi di scopo), coordinate dai pubblici ministeri della territoriale Procura contabile. Il lavoro dei finanzieri avrebbe fatto emergere che la coop ha più volte cambiato sede legale e denominazione di testata giornalistica, producendo falsa documentazione attestante un assetto societario diverso da quello reale. Stratagemma, dice l’accusa, che ha indotto in errore la Presidenza del consiglio – Dipartimento per l’informazione e l’editoria di Roma, ad erogare indebitamente, per gli anni dal 2008 al 2012, contributi pubblici per circa 4,2 milioni di euro (la somma che lo Stato tenta di recuperare sequestrando i beni di Piccirillo e compagnia). Sarebbe emerso che i giornalisti, avvicendatisi nella compagine associativa in quel periodo, “avrebbero disconosciuto una propria volontaria e sostanziale adesione alla cooperativa in qualità di soci, specificando che in realtà – si legge nella nota diffusa dalle fiamme gialle – avrebbero svolto esclusivamente attività di lavoratori dipendenti come redattori e che il formale rapporto associativo quali cooperatori sarebbe stato imposto loro dietro minaccia di licenziamento”. L’attività investigativa, prima ancora di mettere in moto la magistratura contabile, aveva portato Piccirillo dinanzi al giudice per il reato di truffa aggravata funzionale al conseguimento di erogazioni pubbliche. Ma, assistito dall’avvocato Giovanni Cantelli, è stato prosciolto dalle accuse. L’indagine ha visto il coinvolgimento delle fiamme gialle campane e pugliesi perché la Dossier, poi finita in liquidazione, aveva sede legale in Campani, ma editava un giornale diffuso a Taranto. Se è stata messa in allerta la Corte dei conti è perché essendo la società (e quindi i suoi gestori) percettrice di contribuiti statali, in questo caso riguardanti l’editoria (è l’aiuto che il Governo dà all’editoria da anni per tenere in piedi piccoli quotidiani), le loro posizioni vanno esaminate come se fossero nei fatti (semplificando il concetto) dei dipendenti pubblici.

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