Metano, il gas più inquinante di tutti

Metano, il gas più inquinante
Metano, il gas più inquinante

NAPOLI (Anastasia Leonardo) – Far conoscere a territori, cittadini e cittadine i rischi legati alle dispersioni e agli sprechi del gas metano immesso direttamente in atmosfera, un gas fossile con un effetto climalterante fino a 86 volte più potente di quello della CO2, ma anche spingere l’Italia e l’intera Europa ad approvare norme e regolamenti ambiziosi, finalizzati a ridurre, nel tempo, fino ad azzerare tali emissioni: nasce “C’è Puzza di Gas”, la nuova campagna di informazione e sensibilizzazione di Legambiente sviluppata con il supporto di Clean Air Task Force (CATF). Otto le tappe previste in Italia (in Sardegna, Abruzzo, Sicilia, Basilicata, Liguria, Veneto, Campania e Emilia-Romagna) che coinvolgeranno l’intera filiera del gas fossile, dalle centrali elettriche a quelle di compressione, dai gasdotti ai pozzi estrattivi, creando l’occasione per affrontare il tema delle dispersioni dirette di gas fossile partendo dalle istanze locali attraverso presidi, conferenze stampa, flash mob e iniziative. “L’obiettivo della nuova campagna — ha commentato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente — è non solo quello di ricordare quanto sia importante per il bene del Paese uscire dal gas fossile, ma anche far riflettere su un tema decisamente poco noto e poco discusso, che vede protagonista un gas fino a 86 volte più climalterante dell’anidride carbonica, il secondo responsabile del cambiamento climatico: le emissioni dirette di metano. Vogliamo portare questo contenuto nelle piazze ma anche nelle agende parlamentari, facendo capire quanto sia strategico se pensiamo che per raggiungere l’obiettivo europeo al 2030 di riduzione delle emissioni nette di gas climalteranti, le emissioni di metano dal settore dell’energia dovrebbero diminuire di circa il 58% entro il 2030 rispetto al 2020. Necessario che in Italia ed in Europa vengano adottati regolamenti ambiziosi, finalizzati al tracciamento e alla riduzione delle perdite di metano.”

Dopo la prima tappa di qualche giorno fa in Sardegna a Portoscuso (SU), a settembre la campagna approda in Abruzzo a Sulmona (AQ) presso la futura Centrale di compressione; poi a ottobre in Sicilia a Gela (CL) presso il Terminal del Greenstream e in Basilicata a Val d’Agri (PZ) nel Centro Oli COVA; a novembre è la volta della Liguria, a Porto Venere (SP) presso il Terminal GNL di Panigaglia. A dicembre in Veneto, una regione caratterizzata da decine di infrastrutture fossili, a gennaio in Campania presso la Centrale Termoelettrica di Acerra (NA); e infine a febbraio in Emilia-Romagna a Minerbio (BO) presso il Centro di Stoccaggio e contro la futura Centrale di Compressione di approdo della Rete Adriatica del gas.

Le dispersioni dirette di metano nell’atmosfera hanno luogo in diversi settori, come quello agroalimentare e quello energetico. Proprio quest’ultimo è responsabile del 19% delle emissioni di metano totali in Europa. Cinque gli ambiti su cui Legambiente ritiene importante un intervento non soltanto nazionale, ma anche europeo, vista la discussione aperta proprio su un Regolamento comunitario ad oggi ritenuto poco ambizioso, ma che sicuramente ha il merito di trattare il tema. A partire dal sistema di monitoraggio, comunicazione e verifica (MRV): ad oggi, infatti, non esistono adeguati strumenti normativi che impongono un monitoraggio costante di quanto avviene nelle diverse infrastrutture e ciò rende complesso identificare e quantificare le fughe, ostacolando un’analisi dettagliata sull’entità reale del problema. Il secondo ambito di intervento è legato al rilevamento e riparazione delle fuoriuscite (LDAR): compagnie e gestori energetici dovrebbero essere obbligati a condurre delle attività di rilevamento e riparazione delle fuoriuscite di metano, intervenendo immediatamente ed in maniera efficace su ogni perdita. Il regolamento europeo invece propone di intervenire solo sulle perdite di una certa grandezza, lasciando che il resto del gas metano venga sprecato. Solo così si aiuterebbe ad evitare il 42% delle emissioni dirette che si verificano oggi in Italia. Segue la necessità di vietare il rilascio e la combustione in torcia, dato che le attuali norme affrontano parzialmente il problema. E ancora monitorare, chiudere e bonificare i pozzi inattivi nel più breve tempo possibile. Infine, avviare programmi di cooperazione internazionali per limitare, fino ad azzerare, le emissioni al di fuori dei confini dell’Unione Europea considerando che la maggior parte delle emissioni dirette arriva proprio fuori dai confini e che importiamo il 90% di gas.

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