Efficienza energetica, Italia in ritardo: l’allarme allarme del “Fire”

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efficienza energetica
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La Federazione FIRE ha espresso preoccupazione in merito al recepimento tardivo della direttiva europea 2023/1791 sull’efficienza energetica, evidenziando i potenziali effetti negativi derivanti dall’adempimento dell’articolo 11. In particolare, la Federazione confida in una prima scadenza dell’obbligo di adozione di un sistema di gestione dell’energia per le imprese con consumi annui superiori a 85 TJ, prevista per ottobre 2027, caratterizzata da un approccio flessibile. Il direttore di FIRE, Dario Di Santo, ha ricordato che lo strumento può rivelarsi molto utile per le imprese, contribuendo a generare competitività e a migliorare la sicurezza energetica del Paese, come dimostrato da svariati studi e indagini condotte negli anni da FIRE. Tuttavia, ha sottolineato che la sua implementazione richiede tempo, essendo ben più complessa della realizzazione di una diagnosi energetica, e che, in assenza di chiarimenti rapidi sulle regole, molte imprese rischiano di trovarsi in difficoltà nel rispettare le scadenze. Al fine di offrire un supporto al Ministero dell’ambiente, FIRE ha attivato un gruppo di lavoro e predisposto delle proposte, auspicando che possano risultare utili. Il documento elaborato dal gruppo di lavoro sulle politiche, a cui hanno partecipato stakeholder in rappresentanza di imprese di vari settori, ESCO, consulenti e organismi di certificazione associati a FIRE, ha evidenziato le principali problematiche e suggerito possibili soluzioni per ognuna di esse. In particolare, le tempistiche fissate per implementare il sistema di gestione (SGE) entro ottobre 2027 sono apparse irrealistiche, anche in caso di semplificazioni, sia per la limitata capacità di consulenti e organismi di certificazione, che risultano già oberati di lavoro e pianificano audit con mesi di anticipo, sia per l’impegno richiesto alle imprese per mettere in piedi l’SGE. Le soluzioni proposte sono state diverse, tra cui la possibilità di scaglionare l’obbligo su più anni, eventualmente secondo un criterio legato alla soglia di consumo, o l’utilizzo per il primo anno della ISO 50005, la norma pensata per le PMI che prevede un percorso a tappe per la certificazione del sistema di gestione. Qualora ciò non fosse possibile, si riterrebbe fondamentale gestire con ragionevolezza il concetto di perimetro dell’SGE, lasciando flessibilità al riguardo all’impresa nel primo anno d’obbligo, o limitandosi al solo sito principale. È risultato inoltre necessario tenere opportunamente conto delle peculiarità di alcune imprese, quali quelle di trasporto, per le quali andrebbero individuati dei criteri ad hoc. Il documento ha evidenziato, inoltre, il rischio che si determinino contraddizioni tra gli obblighi legati all’art. 11 dell’EED e quanto previsto per le imprese energivore, in particolare per la green conditionalities legata alla realizzazione degli interventi identificati dalle diagnosi energetiche. Sarebbe stato utile fare chiarezza ed eventualmente introdurre delle semplificazioni per le realtà certificate ISO 50001. Il documento ha affrontato infine alcune questioni specifiche e il tema della definizione di impresa, apparsa eccessivamente ampia e di applicazione non banale per le imprese multinazionali, che potrebbero essere sottoposte a regimi diversi nei vari Paesi UE, oltre alle questioni italiane legate agli energivori. FIRE ha reso disponibile il documento contenente le proposte relative agli obblighi della EED su SGE e diagnosi energetiche, auspicando un confronto costruttivo con le istituzioni competenti al fine di trovare soluzioni pragmatiche e sostenibili per le imprese italiane.

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