ROMA – Da Beppe Sala arriva ormai un appello al giorno. Il sindaco di Milano questa volta sceglie di postare su Facebook una card stilizzata con su scritto in corsivo ‘centrodestra/centrosinistra’ e poi in un lungo post mette nero su bianco le differenze: “E’ bastata una riunione ieri pomeriggio ai partiti del Centrodestra per trovare l’accordo per le elezioni del 25 settembre”, esordisce.
Diversa la situazione del ‘campo aperto’ che dovrà sfidare Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. “E’ arrivato il momento di finirla con posizionamenti e aspirazioni personali – insiste quindi il primo cittadino, che da giorni è al lavoro per allargare il fronte anche a un polo ‘civico’ – Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha indicato una linea, che mira all’unità: è la linea giusta. Nessuno dispone di una bacchetta magica, nemmeno Letta, ma bisogna dargli fiducia”.
Il segretario dem, in realtà, continua a tessere la sua tela. Dalla festa dell’Unità di San Miniato, nella sua Pisa, il leader ha ribadito di non avere “veti nei confronti di nessuno”, nemmeno nei confronti del fiorentino Matteo Renzi. I contatti sono in corso, ma anche se il leader di Iv si schiera tra coloro che lavorano “perché Giorgia Meloni non diventi premier”, le distanze restano e hanno a che fare sia con una questione di rapporto costi/benefici (leggi posti in lista da cedere/posti portati in dote) sia con quella frattura tra l’ex sindaco di Firenze e il popolo dem che balza agli occhi in ogni rilevazione che in questi giorni arriva sulle scrivanie del Nazareno.
“Letta mi ha telefonato sabato scorso e mi ha detto: ‘Quello che leggi sui giornali… Guardiamo, sentiamoci'”, rivela Renzi, che però – è convinto chi ci ha parlato – crede che alla fine “dal Pd via Calenda arriverà un’offerta per noi irricevibile” e sarà meglio “andare da soli”. Qualcuno pensa che il ‘piano B’ sia già pronto anche graficamente e che nella ‘R’ rovesciata che campeggia adesso sul simbolo, più che l’iniziale di Renzi sia giusto leggere quella di ‘Renew Italia’.
Sandro Gozi lo dice chiaro: “L’idea di Paese e di futuro che abbiamo in mente non può dipendere dall’attesa di un sondaggio, dai tecnicismi di una legge elettorale, dall’offerta di un fantomatico collegio blindato o di un seggio garantito ‘costi quel che costi’ all’interno di accozzaglie politiche pronte a sciogliersi come neve al sole il giorno dopo le elezioni – attacca – Tra una destra sempre più estrema e una sinistra sempre più conservatrice, diamo vita a Renew Europe anche in Italia”.
Il riferimento al sondaggio è a Carlo Calenda. Anche se per molti l’alleanza tecnica con il Pd “è praticamente chiusa”, nel quartier generale di Azione aspettano un sondaggio che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni a delineare i vantaggi di un polo centrista, magari con Renzi, o a far invece cadere la scelta sull’asse a quattro punte (con dentro anche Sinistra italiana-Europa verde e una lista civica più legata ai sindaci). A far decidere l’ex titolare del MiSe per l’una o l’altra opzione potrebbe essere l’arrivo di Mara Carfagna, la cui agenda di questi giorni è ricca di incontri.
Al Nazareno, intanto, si lavora al programma che Letta intende presentare il 10 agosto. L’idea è quella di valorizzare le circa 900 proposte arrivate dalla Agorà. Le idee arrivate dal territorio e dai militanti finiranno sul tavolo di un gruppo politico coordinato da Antonio Nicita che avrà il compito di mettere nero su bianco “non un’enciclopedia da 200 pagine ma una visione dell’Italia 2027 che sia convincente per vincere”.(LaPresse)