Consenso a picco e grane interne all’Eliseo, Macron ‘in trincea’ per provare la risalita

Il Presidente crolla nei sondaggi, il suo partito è stato superato dai Verdi. Via alla riorganizzazione interna per recuperare consenso.

LP / AFP PHOTO / LUDOVIC MARIN

PARIGI – L’Eliseo in assetto da guerra. Per vincere la battaglia sulla comunicazione, tentare la rimonta nei sondaggi, prepararsi alle battaglie dei prossimi mesi. In ballo ci sono la Finanziaria (il deficit cresce più del previsto, il Pil meno), il piano anti-povertà ma soprattutto due appuntamenti elettorali cruciali. Le europee 2019 e le comunali del 2020.

Operazione rilancio

Ed è proprio per questo che Emmanuel Macron mette l’elmetto e chiama i suoi fedelissimi alle armi. Il Presidente è pronto a una riorganizzazione dei servizi della presidenza e ad aprire una nuova linea di dialogo con i francesi. La prossima settimana arriverà l’annuncio del grande ritorno di un direttore generale dei servizi della presidenza, ruolo di cui si era servito Sarkozy e invece sparito nell’era del predecessore Hollande. Sarà rivestito da Jérôme Rivoisy, incaricato di lanciare un’operazione trasparenza dopo le nubi estive del caso Benalla e i numeri tragici delle ultime ore.

Il crollo dell’ultimo sondaggio: preferenze appena al 29%

Perché da ieri si parla già di ‘effetto 11 settembre’ per il presidente di Francia, affossato in queste ore da un nuovo sondaggio. La fotografia impietosa della sua caduta inesorabile di popolarità, oggi al 29% (record negativo, peggiore del predecessore allo stesso momento del quinquennato) e dodici punti percentuali in meno rispetto a giugno. Il 71% dei francesi ha un’opinione negativa di ‘monsieur le président’. Rovescio della medaglia, il ministro della Transizione ecologica Nicolas Hulot, uscito dal governo due settimane fa in polemica con la linea fallimentare sull’ambiente, guadagna consensi nell’opinione pubblica (+13%). II Verd sarebbero addirittura al 35% contro il 34% del partito di Macron En Marche, tallonati dalla sinistra radicale de La France insoumise al 31%.

Ma, come spesso capita, non c’è mai fine al peggio. L’uomo chiave della débacle presidenziale, l’ex guardia del corpo Alexandre Benalla, ha annunciato che non si presenterà mercoledì prossimo di fronte alla Commissione Giustizia del Senato. Il funzionario dell’Eliseo che picchiò in piazza alcuni manifestanti il primo maggio è accusato di aver avuto passaporto diplomatico, auto di servizio e armi nonostante il suo ruolo non lo prevedesse. Benalla ha fatto sapere tramite avvocato di “non voler andare davanti a una commissione per fare dichiarazioni che potrebbero essere riprese dagli inquirenti”. Bocca cucita per non peggiorare la situazione. Ma sulla questione si è già aperto un braccio di ferro: la Commissione potrebbe costringerlo a presentarsi e a parlare sotto giuramento, ricorrendo in caso contrario all’uso della forza pubblica.

Rivoluzione dall’interno

A dover rimediare per forza è invece proprio Macron. Che non a caso entro fine anno intende rimettere mano a tutta l’organizzazione di Palazzo. A cominciare dalla comunicazione. Via il ruolo di portavoce dell’Eliseo, con l’ex giornalista Bruno Roger-Petit che diventerà invece consigliere di Gabinetto. Per tornare alla formula magica e vincente della campagna presidenziale, Macron si affiderà a Sylvain Fort, il suo ghost-writer, per dirigere la comunicazione presidenziale. Una mossa che qualcuno già  considera il segno di una latente debolezza.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome