NAPOLI – Dispiaciuti, ma esasperati. “Papà credeva che il suo sudore sarebbe servito a lasciarci un futuro. Ed invece, ora, ci troviamo ad affrontare insieme a lui un incubo”. Stato d’animo e parole dei figli dell’allevatore che mercoledì, suo malgrado, è diventato protagonista di quella che è stata fatta passare come la violenta aggressore ad un veterinario dell’Asl. “La ricostruzione dell’accaduto è assai diversa da quella circolata nelle ultime ore – hanno raccontato i due -. Non sono volati né calci né pugni. Nostro padre, con problemi al cuore, ha afferrato la camicia del dottore tentando di accompagnarlo fuori”.
Partiamo dall’inizio. Perché il veterinario dell’Asl era venuto nella vostra azienda di Cancello Arnone?
Perché con la task-force di cui fa parte doveva effettuare dei controlli relativi alla bio-sicurezza della struttura. A seguito di precedenti visite erano state evidenziate delle criticità che siamo ora chiamati a risolvere, seguendo precise prescrizioni.
E…?
Quando siamo arrivati, il team dell’Asl era già entrato in azienda accompagnato da papà. Dai toni usati avevamo già percepito che c’era tensione. Quasi urlando si erano lamentati che alcuni interventi non erano stati eseguiti. Poi uno di loro ha iniziato a scattare foto e fare video con il cellulare.
Non poteva farlo?
Non lo sappiamo. Ma gli abbiamo chiesto per quale motivo aveva preso il telefonino e iniziato a registrare. Era lì per effettuare dei controlli. Gli avevamo fatto presente che, a nostro avviso, non aveva senso fare scatti alle strutture dell’azienda. Volevamo sapere il perché di quell’iniziativa ma non ci è stato detto.
Ed è a questo punto che vostro padre perde le staffe?
Si. E’ una persona anziana che vive in perenne tensione per le condizioni di lavoro a cui lui e tutti gli allevatori sono sottoposti ormai da troppo tempo. Non è riuscito più a star calmo e con toni coloriti anche lui si è lamentato del fatto che il dottore stesse facendo delle riprese con il telefonino.
E mentre lo diceva lo ha spinto con l’obiettivo di invitarlo ad uscire.
Noi siamo subito intervenuti per calmarlo e farlo allontanare. Non abbiamo partecipato ad alcuna zuffa. Anzi, la zuffa non c’è mai stata. Nostro papà ha sbagliato. Doveva restare calmo. Ed infatti al dottore mentre tornava verso la macchina per lasciare l’azienda abbiamo chiesto scusa per quanto accaduto. Ci dispiace realmente. E’ un gesto da condannare. E’ un errore e papà si assumerà le sue responsabilità. Ma lui e noi siamo stremati. Dopo l’episodio siamo stati costretti a portarlo in ospedale. Ieri mattina ci siamo recati dai carabinieri per denunciare quanto accaduto.
Per il comparto è un periodo difficile. C’è tensione. Tanti allevatori chiedono che il piano, varato dalla giunta, per l’eradicazione di brucellosi e tubercolosi nelle stalle campane, venga cambiato. Quello che c’era prima aveva innescato la processione di migliaia di animali verso i macelli. E ci sono tanti dubbi sulle diagnosi che avevano accertato la loro positività alle malattie. Quell’attuale non ha preso in considerazione realmente le richieste del settore su vaccinazioni e autocontrollo.
Portare avanti un allevamento di bufale è diventato quasi impossibile. Significa vivere con il timore che di punto in bianco tutti gli sforzi fatti, fisici ed economici, vengano vanificati. Controlli su controlli, prescrizioni da seguire e spesso nonostante ti impegni a seguire ogni cosa, non basta per riuscire a lavorare in tranquillità.
E nonostante le misure, dure, finora adottate brucellosi e tubercolosi sono ancora qui.
Bisogna cambiare qualcosa. Se crolla il settore bufalino, crolleranno tutte le altre attività collaterali. Noi stiamo realmente valutando di vendere tutto.
Da quanto tempo la vostra famiglia è impegnata con gli allevamenti di bufale?
La nostra è la quarta generazione. E’ triste, ma crediamo che il momento di interrompere questa storia sta per arrivare.
Ed ora, dopo l’episodio spiacevole verificatosi in azienda mercoledì, cosa vi aspettate?
Ci assumiamo le nostre responsabilità. Abbiamo chiesto scusa. Speriamo che il clima si rassereni e che non ci siano contraccolpi di alcuna natura. Siamo lavoratori. E siamo esasperati e non vogliamo ritorsioni.