ROMA – Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Anche se Ursula Von der Leyen ha corretto il tiro sui coronabond, resta la diffidenza dell’Italia sull’Europa nella delicatissima partita per fronteggiare l’emergenza economica dovuta alla diffusione del coronavirus. Per mettere in sicurezza le casse finora sono stati investiti 25 miliardi di euro, praticamente una seconda manovra, e altri – se non di più, stando alle dichiarazioni del mondo istituzionale e politico – saranno messi sul piatto nel prossimo decreto di aprile. Un investimento importante per il governo, che sperava in una sponda di Bruxelles e nella solidarietà degli altri Paesi europei, che pure non se la passano bene a causa dell’epidemia di Covid-19. Con una flessibilità pressoché totale accompagnato da un’archiviazione temporanea di quei lacci e lacciuoli dovuti ai Trattati continentali.
Il braccio di ferro con l’Ue
Sentir parlare Von der Leyen dei coronabond definendoli un “tormentone” su cui la Commissione non sta lavorando, è stato un colpo impossibile da digerire. Soprattutto dopo che il premier Giuseppe Conte aveva incassato il pieno sostegno del presidente francese, Emmanuel Macron. Un asse col quale sperava di scalfire anche il ‘nein’ di Angela Merkel, contraria sin dall’inizio all’utilizzo di questo strumento per evitare la recessione dell’Europa. La reazione è stata dura, il capo del governo ha detto a chiare lettere che l’Ue deve dimostrare, ora, “di essere all’altezza di questa chiamata della storia”. Entro un’ora, così, è arrivata la mezza marcia indietro di Von der Leyen. Con una nota della Commissione il cui concetto fondamentale è che “il presidente non esclude alcuna opzione entro i limiti del trattato”.
Gentiloni chiede un piano per la rinascita dell’Europa
Il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, parla di un “Piano comune per la rinascita dell’Europa”, che abbia come parola chiave la “solidarietà”. Il concetto è chiarissimo quando aggiunge che senza “nessun Paese, nemmeno quelli più ricchi, riuscirà a uscire da questa terribile crisi”. Poi il doppio monito: ai governi, che “devono trovare un accordo”, e alla Commissione, che “farà di tutto perché l’intesa arrivi e per trovare i mezzi idonei per finanziarla”.
Sostegno dagli Usa
Nella partita internazionale, Conte non è da solo. Dagli Usa, infatti, arriva un sostegno importante: “Va reso merito al premier di aver messo la stessa forza dimostrata dal presidente Donald Trump” e in questo momento “non esiste al mondo un leader più forte”, dice l’ambasciatore americano in Italia, Lewis Michael Eisenberg. Che conclude: Roma “ha una leadership forte per guidare questa fase”.
(LaPresse/di Dario Borriello)