Erosione, spiagge ‘divorate’ dall’uomo

Per mitigare gli effetti bisogna ridurre gli interventi e l’inquinamento

NAPOLI – Spiagge sempre più piccole, i ghiacciai si sciolgono e il livello dei mari sale di anno in anno. I cambiamenti sembrano lievi ma nell’ottica del lungo periodo sono tremendi. In generale le persone non badano all’erosione costiera e a quelle che possono essere le conseguenze del cambiamento morfologico delle coste, difficile da notare ad occhio nudo. L’erosione costiera è l’arretramento della linea di riva e si traduce nella riduzione delle superfici sabbiose e quindi della spiaggia. L’erosione costiera è frutto di un fenomeno più grande, noto come dissesto idrogeologico, che racchiude l’insieme dei processi morfologici che hanno un’azione distruttiva sul suolo. Comprende, oltre all’erosione, anche eventi catastrofici come frane e alluvioni.

LE CAUSE DELL’EROSIONE

L’erosione costiera è dovuta principalmente all’attività antropica, ovvero relativa alla distribuzione e all’attività degli uomini. Si considerano in questa macroarea l’agricoltura, l’eliminazione di boschi e foreste, e le opere edili ed infrastrutturali. Anche il riscaldamento globale, che provoca un innalzamento del livello del mare, concorre in maniera considerevole al fenomeno dell’erosione delle coste. Sul fenomeno inoltre i fattori naturali hanno un ruolo predominante, soprattutto nel lungo periodo. Hanno un impatto, oltre al già citato innalzamento del livello del mare, le correnti vicine alle spiagge, i venti e le tempeste il movimento del suolo e l’apporto liquido e solido dei fiumi che confluiscono in mare.

EROSIONE IN ITALIA

Secondo un report del Ministero dell’Ambiente che si è basato sull’elaborazione nazionale dei dati sulle superfici e sui tratti di spiaggia in avanzamento e in arretramento della costa dell’Italia peninsulare, tra il 1960 e il 1994, la costa italiana ha subito, lungo tratti per complessivi 1382 chilometri (20%), un arretramento quantificabile in 87 chilometri quadrati, mentre, lungo tratti complessivi di costa di 1168 chilometri (17%), ha registrato un avanzamento di 51 chilometri quadrati. Questi dati tengono conto della crescita edilizia ed economica del Paese a partire dagli anni ’60. Nello stesso periodo la Campania, tenuto conto di avanzamenti e arretramenti, ha perso 1,4 chilometri quadrati di costa.

Che fare?

Se non vogliamo perdere altri preziosi chilometri di spiaggia dobbiamo cercare di preservare il più possibile il paesaggio. Bisogna evitare di contrastare eccessivamente i movimenti naturali delle acque marine, e a livello nazionale sarebbe opportuno introdurre norme che vietino interventi che cambiano la morfologia delle spiagge. Un’idea in tal senso sarebbe introdurre il divieto di operare ampliamenti, anche stagionali, della superficie dell’arenile verso il mare. Un altro passaggio importante è ridurre l’impatto antropico cercando di eliminare i fattori che favoriscono il dissesto idrogeologico.

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