MILANO – Il giorno dopo che l’aviazione del regime siriano ha ucciso 33 militari turchi nella provincia di Idlib, Ankara dichiara di non riuscire più a controllare i migranti che vogliono entrare nell’Unione europea senza autorizzazione. Immediata la preoccupazione dei Paesi Ue per le sue frontiere, mentre centinaia di profughi bloccati in Turchia sono partiti per tentare di entrare in Europa. Ankara “non è più in grado di trattenere i profughi”, ha detto un portavoce del partito Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan, che più volte in passato ha già minacciato di “aprire i cancelli”. Una leva con cui far pressione sull’Ue su vari temi (di recente anche sulle trivellazioni nel mar Mediterraneo).
L’esodo
Sin dalle prime ore del mattino, gruppi di persone hanno attraversato le campagne diretti alle frontiere nordoccidentali e alle spiagge che a ovest della Turchia guardano le isole greche. Vicino al valico di Pazarkule, la polizia turca ha bloccato circa 150 persone a un chilometro dal confine, impedendo loro di proseguire. Ore dopo, il giornale greco Ekhatimerini ha parlato di circa 500 persone ammassate alla frontiera, sul lato turco, e dell’uso di lacrimogeni per respingerle. Il sindaco di Orestiada, Vassilis Mavridis, ha raccontato che le guardie di confine turche “sono scomparse”. Atene ha rafforzato i controlli, dispiegando pattuglie aggiuntive, e lo stesso ha fatto la Bulgaria, parlando di misure attuate “con urgenza”.
I precedenti trattati
Risale al 2016 l’accordo di Bruxelles con Ankara, perché dietro versamento di fondi impedisse ai profughi di proseguire il loro viaggio verso le coste europee. In Turchia vivono 3,6 milioni di rifugiati siriani e il Paese è luogo di transito verso ovest dei migranti da Medioriente, Nord Africa e Asia centrale. L’escalation nel conflitto nella provincia di Idlib ha causato da dicembre 948mila mila sfollati, di cui 569mila bambini, secondo i dati dell’ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha). La situazione umanitaria è drammatica in Siria e l’Onu chiede lo stop dei combattimenti, il rispetto delle regole internazionali e fondi.
L’avvertimento dell’Ue
Mentre il portavoce del ministero degli Esteri di Ankara, Hami Aksoy, ha detto che il movimento dei migranti proseguirà se la situazione a Idlib continuerà a peggiorare, la Commissione europea ha fatto sapere di “aspettarsi” che la Turchia rispetti gli accordi. L’alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, Josep Borrell, ha poi scritto su Twitter di aver parlato con il ministro degli Esteri turco, Mevlud Cavusoglu, ricevendo “rassicurazioni sul fatto che Ankara resta impegnata nell’accordo” sui migranti. Prima, aveva lanciato l’appello per “una rapida de-escalation” in Siria, per il “rischio di scivolare in un aperto scontro militare internazionale di grandi dimensioni” e per la “sofferenza umanitaria insostenibile” dei civili. Erdogan e il presidente russo Vladimir Putin hanno parlato al telefono, per tentare di disinnescare la situazione. Il turco ha aggiunto che si incontreranno “il prima possibile”. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha intanto indetto una riunione d’emergenza per oggi.
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