Estorsioni, armi e l’ombra del clan dei Casalesi: undici condanne

La sentenza della Corte d’appello: sconto di pena per i 7 che hanno trovato l’accordo con la Procura. Verdetto alleggerito anche per Ucciero e Arrichiello

VILLA LITERNO – Imprenditori e commercianti taglieggiati, le armi e l’ombra del clan dei Casalesi: sono i temi dell’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che venerdì sera ha fatto scattare 11 condanne. Per 8 imputati che hanno raggiunto un accordo con la Procura generale (rinunciando ai motivi d’appello), i giudici di secondo grado hanno ridotto le pene precedentemente ottenute in primo grado (con il rito abbreviato). Gianluca Alemanni, 35 anni, di San Cipriano d’Aversa, ha ricevuto una condanna di 4 anni di reclusione, mentre Luigi Annibale, 35 anni, di San Marcellino, è stato condannato a 2 anni e 6 mesi (dovranno anche pagare una multa di 2.400 euro ciascuno). Luciano Carpiniello, 61 anni, di Aversa, ha incassato 2 anni e 7 mesi di reclusione e dovrà sborsare 2.667 euro. Raffaele Granata, 37 anni, di Trentola Ducenta, ha ricevuto una condanna di 2 anni, 6 mesi e 20 giorni. Per Giuseppe Muto, 31 anni, di Marano di Napoli, 4 anni di reclusione, mentre per Marco Testa, 25 anni, di San Marcellino, 3 anni e mezzo. Entrambi sono chiamati anche a far fronte ad una multa di 4.000 euro ciascuno. Per Remigio Testa, 64 anni, di San Marcellino, infine, la pena che aveva avuto dal Tribunale di Napoli è stata ridotta a 5 anni e mezzo.
Vincenzo Arrichiello, 53 anni, di Villa Literno, che non ha rinunciato ai motivi d’appello, è stato assolto dall’accusa di detenzione illegale di una delle due armi da sparo che, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, avrebbe gestito: la Corte gli ha pure riconosciuto la continuazione e ha deciso di condannarlo a 2 anni e 4 mesi di reclusione e a una multa di 2.667 euro. Antonio Ucciero, 29 anni, di Villa Literno, assistito dai legali Antonio Abet e Guglielmo Ucciero, che come Arrichiello ha preferito non raggiungere un accordo con la Procura, e che in primo grado aveva ricevuto una condanna di 8 anni e 4 mesi di reclusione, ha ottenuto dalla Corte il riconoscimento delle attenuanti generiche, circostanza che ha portato il verdetto a 5 anni e 4 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 5.333 euro. È stata confermata, invece, la condanna di 3 anni e un mese per Emilio Mazzarella, 55 anni, di Aversa, e Mariano Vitolo, 31 anni, di Marano di Napoli.
Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di estorsioni (consumate e tentate) e di detenzione e porto illegale di armi con l’aggravante mafiosa. A comporre il collegio difensivo degli imputati, Pasquale Diana, Felice Belluomo, Gaetano Orabona, Marco Ucciero, Generoso Grasso, Salvatore De Blasio, Carlo De Stavola, Elisabetta Carfora, Ferdinando Letizia, Bartolo Guida e Giovanni Pizzo.
A far scattare le 11 condanne è stata l’indagine, condotta dai carabinieri e dalla polizia, avviata nel 2020 per monitorare le attività di due storici esponenti del clan dei Casalesi che, dopo un lungo periodi di detenzione, erano stati scarcerati: si tratta di Oreste Reccia di San Cipriano d’Aversa e Vincenzo Ucciero di Villa Literno (padre di Antonio). I due, secondo la tesi del pm Maurizio Giordano, avevano organizzato due batterie di estorsori per spillare denaro a imprenditori e commercianti dell’Agro aversano (tra fine 2020 e inizio 2022). Gli imputati giudicati dalla sesta sezione penale della Corte d’appello, secondo la Dda, erano stati gli esecutori delle direttive dei due boss (nessuno di loro è stato accusato di associazione a delinquere).
A differenza di suo figlio Antonio, Vincenzo Ucciero ha scelto di essere giudicato con il rito ordinario e sta affrontando il processo presso il Tribunale di Napoli Nord. Reccia, invece, è stato condannato a 9 anni in primo grado (con il rito abbreviato) e ha deciso di non presentare appello.
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