ROMA – Dentro e fuori il Quirinale e Palazzo Chigi c’è tutto l’orgoglio italiano. La Nazionale di calcio campione d’Europa e Matteo Berrettini – finalista del torneo di Wimbledon – tornano in Italia e le istituzioni fanno quadrato attorno agli artefici della notte magica dell’11 luglio scorso. E i tifosi non sono da meno, anzi.
Il programma, senza pullman scoperto e senza corteo per le strade di Roma, viene stravolto dall’entusiasmo di migliaia di italiani per le strade della capitale, che hanno voluto accoglie, omaggiare e salutare i beniamini che, con una performance al cardiopalma, hanno strappato agli inglesi il trofeo a Wembley. Gli azzurri atterrano a Fiumicino alle 6 del mattino con già moltissimi ammiratori ad attenderli.
Un passaggio all’Hotel parco dei Principi per riposare, poi l’appuntamento per alcuni giocatori azzurri all’ospedale Celio per la somministrazione del vaccino anti-Covid. Ci sono Belotti e Jorginho, ma anche Daniele De Rossi e lo staff tecnico, accolti dal generale Figliuolo che non tradisce l’emozione: “E’ veramente un piacere averli qui per completare il ciclo vaccinale. Quando l’Italia fa squadra vince, come dimostra la nazionale. E un esempio di Italia vincente è qua”.
E’ tuttavia al Colle più alto di Roma l’appuntamento più atteso. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sofferto, esultato, ed accompagnato con dedizione i ragazzi di Mancini nell’impresa di Londra: “Questo non è giorno di discorsi ma di applausi e ringraziamenti. Complimenti!. Ieri sera avete meritato di vincere ben al di là dei rigori perchè avete avuto due pesanti handicap: giocare in casa degli avversari in uno stadio come Wembley e il gol a freddo che avrebbe messo in ginocchio chiunque – commenta – Siete stati accompagnati e circondati dall’affetto degli italiani e li avete ricambiati rendendo onore allo sport”.
“Così come ha fatto Matteo Berrettini – continua Mattarella che ha ricevuto la maglia numero 10 della nazionale con il suo nome e la racchetta da tennis – Arrivare alla finale di Wimbledon è già un grande traguardo, ma quella rimonta e la conquista del primo set equivale a una vittoria”. Il capo dello Stato ricorda Davide Astori, ringrazia Mancini e Vialli che “in TV ha espresso sentimenti ed emotività che tutti avvertivamo”.
E poi mette in luce l’emozione e le lacrime di Spinazzola, ma anche la rivalsa ieri sera quando “con tutte le stampelle è arrivato per primo alla premiazione”. E Donnarumma, il portierone azzurro, che “con quella seconda parata nell’ultimo rigore ha reso felici milioni di persone non solo in Italia”.
La Nazionale lascia il Quirinale e l’aria è di festa
Il pullman blindato che li deve portare a palazzo Chigi viaggia a passo d’uomo mentre le bandiere sventolano tra le strade di Roma. Saltano quindi tutti gli schemi e tutti i divieti anti-Covid. La gente è in strada, il bagno di folla per gli eroi di Wembley è incontenibile. Gli azzurri non possono e non vogliono rinunciare a questo abbraccio. Mario Draghi esce dalla sede del governo e attende gli uomini di Mancini in piazza Colonna. Un omaggio insolito per l’uomo che ha guidato la Bce e che tradisce il suo spirito di grande appassionato di calcio.
I successi di ieri a Londra (sia degli azzurri che di Berrettini) “sono straordinari: ci avete fatto emozionare, commuovere, gioire, abbracciare”. Il premier ha il volto disteso e sorridente, soprattutto quando rimarca: “Avete rafforzato in tutti noi il senso di appartenenza all’Italia e ci avete messo al centro dell’Europa come dimostrano i messaggi di ringraziamento arrivati anche a me in queste ore”. “Io sono sempre stato orgoglioso di essere italiano – ammette – ma questa volta abbiamo festeggiato insieme le vostre vittorie e quello di cui ci avete resi orgogliosi è di essere uniti in questa celebrazione in nome dell’Italia”.
Draghi coccola i campioni e quel ragazzo romano che dopo 144 anni è riuscito a portare il tricolore al torneo di tennis più ambito: “Oggi siete voi a entrare nella storia con i vostri sprint, i vostri servizi e le vostre parate… e che parate”. E dopo gli incontri istituzionali, via la giacca grigia per i campioni d’Europa, che si concedono ai tifosi dal mezzo scoperto che li porta in trionfo. Sulle vie di Roma migliaia di persone che intonano il famoso ‘Poo Po Po Po Po Poooo Poo’ e poi ancora ‘spina, spina’ e l’Inno di Mameli. I giocatori rispondono urlando dal megafono, come se fosse un rito liberatorio. Quella Coppa tanto ambita ‘è arrivata a Roma’.(LaPresse)