Ex Ilva, accordo più vicino: verso il rinvio dell’udienza. Mittal apre

Domattina infatti è attesa l'udienza sul ricorso cautelare d'urgenza presentato dai commissari contro il recesso della multinazionale dalla gestione del sito di Taranto

Stabilimento siderurgico dell'Ilva a Taranto
Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

ROMA – A piccoli passi verso la meta più ambita: un preaccordo che soddisfi (almeno per un po’) governo e Arcelor Mittal. Sull’Ex Ilva si gioca una partita che vale l’1,4% del Pil, tensione e attesa sono alle stelle. Ma secondo quanto trapela da fonti qualificate sembra più vicina un’intesa per il nuovo contratto, con l’intenzione di chiedere un mini rinvio della causa a Milano. Domattina infatti è attesa l’udienza sul ricorso cautelare d’urgenza presentato dai commissari contro il recesso della multinazionale dalla gestione del sito di Taranto.

Il rinvio dell’udienza

Di fatto si punta a un nuovo rinvio da circa due settimane per trovare la quadra all’Heads of Agreement siglato il 20 dicembre scorso, sempre che il giudice Claudio Marangoni dia l’ok. Per convincerlo dovrebbe essere presentato domani un mini documento con alcuni punti chiave, da sviluppare e approfondire nel tempo supplementare della trattativa. Quali? Sicuramente l’ingresso pubblico. Il piano del Governo prevederebbe una partecipazione statale, con Invitalia e assieme ad altri nomi italiani, mentre ai Mittal resterebbe una parte residuale. Ma resta da capire con quale forma e in quale percentuale (forse intorno al 40%).

Il nodo occupazione

Sull’occupazione potrebbe spuntare una sorta di pre-intesa per evitare ulteriore cigs e tenere i numeri originali, ossia i 10.700 del 2019. Il cavillo sarebbe legato a un emendamento del Milleproroghe, che prevede “la continuità del sostegno al reddito in favore dei lavoratori dipendenti delle aziende del Gruppo Ilva in Amministrazione straordinaria, già previsto per l’anno 2017, anche ai fini della formazione professionale per la gestione delle bonifiche”. Per la Cigs il limite di spesa 2020 è ampliato fino a 19 milioni.

Il business plan

Nel business plan post-2023 devono anche essere inseriti i nuovi altoforni elettrici, impianti eco-sostenibili ma molto costosi e per i quali i Mittal si aspettano fondi dallo Stato. Anche questo sarebbe un elemento da definire solo successivamente con un memorandum ad hoc, che di fatto darebbe inizio al nuovo piano industriale. In generale per il negoziato, ancora giudicato “imprevedibile”, si cerca di avvicinarsi a una soluzione che sblocchi lo stallo degli ultimi giorni e soddisfi esecutivo e azienda.

Mittal apre a un’intesa

E se gli sherpa lavorano pancia a terra da settimane, dai Mittal il presidente Aditya fa trasparire ottimismo: “Con il governo ci sono stati incontri costruttivi, stiamo discutendo per raggiungere un accordo il prima possibile per sostenere la produzione di acciaio sostenibile a Taranto”. Dal canto suo Arcelor Mittal ha chiuso il 2019 con una perdita netta di 2,5 miliardi di dollari. L’Ebitda si è attestato a 5,19 miliardi. Per il 2020 “ci sono segnali che indicano come il rallentamento della domanda stia iniziando a stabilizzarsi”, spiegano i francoindiani. Spiegando di stimare che “il consumo di acciaio nei nostri mercati principali aumenterà nel 2020”. Per Taranto si spera nel nuovo rinvio, ipotesi che non piace ai sindacati con la Uilm di Rocco Palombella che “esprime grande preoccupazione per la condizione di incertezza che si vive all’interno degli stabilimenti”.

(AWE/LaPresse/di Alessandro Banfo)

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