Pop Bari, dal Parlamento via libera al salvataggio. Si apre la via al Microcredito centrale

Nel testo si prevede esplicitamente la possibilità di scindere lo stesso istituto e costituire una nuova società

ROMA – Il percorso parlamentare si è concluso, ora deve continuare quello finanziario. Si apre la strada all’intervento del Mediocredito centrale per trasformare la banca popolare in un grande istituto d’investimenti per lo sviluppo del Mezzogiorno. Il Senato ha dato l’ok al decreto legge sulla Popolare di Bari, senza modifiche rispetto al testo licenziato dalla Camera. A Palazzo Madama il provvedimento, varato il 16 dicembre scorso da Montecitorio, ha ricevuto 209 sì, 1 voto contrario e 9 astenuti di Fratelli d’Italia.

Via libera dal Parlamento

Con il decreto approvato dai due rami del Parlamento, pronto alla conversione in legge, il Governo ha voluto evitare il ‘bail in’ che avrebbe danneggiato azionisti, obbligazionisti e conti correnti superiori a 100mila euro. L’esecutivo, invece, ha preferito la strada del comissariamento, affidandolo a Antonio Bladini e Enrico Ajello. Su richiesta dei due commissari, il Fondo interbancario a tutela dei depositi (Fitd) ha varato un intervento da 310 milioni di euro per dare ossigeno all’istituto.

La Banca Popolare di Bari

Pop Bari, con 350 filiali, 9 miliardi di raccolta e 3.300 dipendenti, è la principale banca del Sud del Paese. Ha circa 70mila soci: è quindi, dopo quella di Sondrio, la più grande popolare rimasta in Italia. L’attività creditizia, di tipo tradizionale, si rivolge principalmente a famiglie e Pmi.

Con il provvedimento si prevede l’assegnazione ad Invitalia di contributi in conto capitale fino a 900 milioni di euro per l’anno 2020. Queste risorse serviranno ad aumentare il capitale di Banca del Mezzogiorno – Mediocredito Centrale, controllata dalla stessa Invitalia. Lo scopo dell’operazione è la promozione, secondo criteri di mercato, dello sviluppo di attività finanziarie e di investimento nel Mezzogiorno, con particolare attenzione all’occupazione e alle imprese delle regioni meriodionali.

L’ipotesi di salvataggio

Nel testo si prevede esplicitamente la possibilità di scindere lo stesso istituto e costituire una nuova società, a cui assegnare le menzionate attività e partecipazioni acquisite da banche e società finanziarie. Le azioni rappresentative dell’intero capitale sociale della società così costituita saranno attribuite, senza corrispettivo, al Mef. Per la nuova società viene esclusa l’applicazione del Testo unico sulle società a partecipazione pubblica. Si prevede che la nomina del relativo consiglio di amministrazione sia affidata al Mef, di concerto con il ministro dello Sviluppo economico.

Le richieste del Parlamento

Il Parlamento ha chiesto che si riferisca su base quadrimestrale alle commissioni competenti per materia di Camera e Senato sull’andamento delle operazioni finanziarie effettuate dall’istituto, anche con riferimento ai profili finanziari, e sugli andamenti dei livelli occupazionali, e che venga presentata alle Camere, entro il 31 gennaio di ciascun anno, a partire dal 2021, una relazione annuale sulle operazioni finanziarie realizzate nel corso dell’anno precedente.

(LaPresse/di Matteo Bosco Bortolaso)

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