Ex Ilva, sciopero dei sindacati: ora nuova stagione ‘in piazza per decarbonizzazione’

Si apre "una nuova stagione: i lavoratori saranno in piazza per la decarbonizzazione".

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – Si apre “una nuova stagione: i lavoratori saranno in piazza per la decarbonizzazione”. E’ questo il messaggio profondo che arriva dai sindacati delle tute blu in vista del prossimo sciopero dedicato all’ex Ilva, ma anche più in generale alla richiesta di un Piano strategico e industriale per la siderurgia del nostro Paese.

Non bastano più le parole, neanche quelle del premier Mario Draghi. I sindacati Fim, Fiom, e Uilm – a poche ore dalla mobilitazione generale del 10 novembre a Roma di Acciaierie d’Italia- ex Ilva, ex Lucchini di Piombino, e JSW – vogliono atti concreti: mettere fine alle incertezze, stop alla Cassa integrazione, un Piano industriale credibile, certezze per i lavoratori in amministrazione straordinaria, salvaguardia per l’indotto, e un Fondo sociale per accompagnare la decarbonizzazione che proprio a Taranto dovrà scrivere il suo primo capitolo.

“La situazione non è più sopportabile, rischia di degenerare – osserva il segretario generale Uilm Rocco Palombella – siamo all’ingovernabilità, e noi non siamo in grado di reggerla. Il governo se ne deve rendere conto. Parliamo di un totale di 60mila lavoratori tra diretto e indotto per la siderurgia italiana”. E al di là di tutto, “non è sufficiente che Draghi dica che la siderurgia è strategica. La situazione non è ancora esplosa ma da tanti anni sta andando avanti. Lasciarla così significa commettere un crimine. Occorrono atti politici”.

Quindi per i sindacati gli investimenti in transizione ecologica per il grande siderurgico tarantino “non solo sono giusti ma sono anche indispensabili”. Sono passati “sette ministri e sette presidenti del consiglio, 13 decreti salva-Ilva forse meglio avrebbero fatto a chiamarli ammazza-Ilva. Il tutto in una situazione di mercato dove l’Italia dal 2018 ha perso 4 milioni di tonnellate di acciaio. Mentre la Cina ha implementato negli ultimi tre anni quanto produce tutta l’Europa” (oltre 130 milioni di tonnellate). E’ per questo che la manifestazione servirà soprattutto per sollecitare i ministeri, quello dell’Economia e quello dello Sviluppo economico che “si rilanciano la palla”, oltre che Invitalia.

Questo – mette in evidenza il segretario generale della Fim Roberto Benaglia – è “il primo sciopero dei metalmeccanici” che “vogliono che la decarbonizzazione sia socialmente sostenibile”. Si apre così una “nuova stagione” che porta con sé una richiesta specifica: un “fondo sociale” per accompagnare la decarbonizzazione con “soluzioni creative”, e sostenere i lavoratori con soluzioni che non siano la Cassa integrazione. “Giogetti ha detto che lo Stato è pronto a investire fino a 1,3 miliardi per rendere ambientalmente sostenibile l’ex Ilva – osserva Benaglia – ma quanti soldi ci sono per evitare i drammi sociali? Servono misure eccezionali. La decarbonizzazione non possono pagarla i lavoratori. Ci vuole un confronto diverso da parte dello Stato”.

di Tommaso Tetro

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