Faida, i summit segreti dei boss per pianificare le azioni armate

Sotto la lente i De Micco, i De Martino e alcuni ex del gruppo Sarno

NAPOLI – “Summit”. E’ una parola ricorrente all’interno delle informative delle forze dell’ordine che si stanno occupando della guerra esplosa nella zona di Ponticelli. Le cosche si muovono come su una scacchiera. Pensano strategie, si organizzano, progettano contromosse. Ma quella che sembra essere una partita a due, ha in realtà un terzo elemento che può squilibrare le sorti del conflitto. E’ l’azione della procura e delle forze dell’ordine. Negli ultimi giorni, dopo l’escalation delle bombe, tre esponenti dei De Luca Bossa-Casella-Minichini sono finiti in carcere. Subito dopo sono stati registrati due assalti armati nel bunker dei De Luca Bossa, al Lotto O, tra via dei Mosaici (nella zona in cui abita Luigi Austero, uno dei presunti ‘bombaroli’) e via Decio Mure, non lontano dalla chiesa di San Francesco. Che si sia trattato di una fiammata targata De Martino ‘XX’ non c’è dubbio. Ma non è tutto. Secondo gli inquirenti i vertici del gruppo di via Esopo, i De Micco e alcuni ex dei Sarno, avrebbero avuto uno o più incontri segreti per pianificare un ulteriore attacco. Tecniche di guerra, o meglio, di guerriglia. Si dice che il ferro si batte finché è caldo. Ebbene, gli arresti che hanno colpito i rivali, sommati a quelli di Giuseppe Righetto e Nicola Aulisio dei Casella, potrebbero aver indebolito il cartello che, tuttavia, alle spalle può godere della protezione e del supporto dei Cuccaro-Aprea di Barra, dei Rinaldi di San Giovanni a Teduccio, tutti sotto la cupola dei Licciardi-Contini-Mallardo. Quello che sta succedendo a Ponticelli è un’ulteriore emanazione dello scontro atavico tra Alleanza di Secondigliano e i Mazzarella. Per la Dda una scarcerazione eccellente potrebbe aver rotto gli equilibri ed ha generato un inasprimento dello scontro. Parliamo del ritorno in libertà di Marco De Micco che ha generato un contraccolpo. Il quartiere di Ponticelli è attraversato dalle tensioni partite dal gruppo dei De Martino che hanno aggredito “preventivamente”. Come fattore di coagulazione e rafforzamento, De Micco è uno dei attualmente soggetti sotto osservazione. D’altronde di esplosioni, quando tornò libero, ce n’erano state. Non si trattava di ordigni. Erano fuochi d’artificio quelli che segnalati, una probabile conseguenza della notizia del ritorno in libertà dopo otto anni di detenzione, molti dei quali trascorsi in regime di carcere duro del capo del clan che porta il suo nome, anche noto come il ras dei tatuaggi. Il 37enne è riuscito ad ottenere la scarcerazione con la sola misura dell’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria. Il suo ritorno a Ponticelli potrebbe aver alterato gli equilibri. Sta di fatto che le azioni armate in un territorio ‘blindato’ dalle forze dell’ordine dopo le bombe, rappresentano anche un messaggio simbolico dei De Martino: “Siamo qui e siamo pronti a tutto”. Numeri alla mano la guerra di Ponticelli ha generato almeno sei feriti e un morto ammazzato, oltre agli ordigni e agli avvertimenti col piombo. Va avanti dallo scorso settembre a causa di attriti nati dalle cosiddette ‘mesate’. Attriti mai sanati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome