ROMA – Da una parte il congresso sulle famiglie naturali, dall’altra la manifestazione del Movimento 5 stelle sulle politiche giovanili. Da una parte Verona, dall’altra Roma. Una domenica particolare, nella quale erano previste delle polemiche che puntualmente sono arrivate. Ancora una volta, infatti, a catalizzare l’attenzione generale è stato l’ennesimo scontro tra Matteo Salvini e pentastellati, o meglio tra il leader della Lega e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle pari opportunità Vincenzo Spadafora.
L’attacco di Spadafora
“Con la manifestazione di Roma – ha dichiarato quest’ultimo – abbiamo fatto vedere che c’è l’idea di un Paese completamente diversa rispetto a quella raccontata a Verona”. Ha poi parlato di autogol di Salvini sulla delega sottolineando come sia “un momento particolare, tra due mesi ci sono le Europee ed è anche normale che il clima si inasprisca. M5s e Lega hanno visioni della società molto diverse, si sono ritrovati insieme perché non c’era alternativa e hanno siglato un contratto”.
Spadafora, che ha attaccato anche il ministro della famiglia Lorenzo Fontana perché “fino ad ora non abbiamo visto grandi risposte o grandi aiuti” e ha poi sottolineato che il M5S è “favorevole a un grande sostegno prioritario e fondamentale alla famiglia fatta da un uomo e una donna, ma la politica non si può girare dall’altra parte e non vedere la realtà”.
La chiusura della kermesse veronese
La tre giorni della manifestazione veronese si è intanto conclusa. E lo ha fatto con diversi proclami, il più clamoroso quello relativo al contrasto alla pratica dell’utero in affitto da attuare tramite una rogatoria internazionale e la protezione dei minori. Una manifestazione che, siamo certi, farà parlare ancora tanto di sé e che si è conclusa con un messaggio ancora una volta chiaro, dal quale mai ci si è discostati. Perché al cielo sono volati palloncini colorati mentre sventolavano bandiere con i disegni della famiglia tradizionale, con mamma e papà, e nessuno più.
Toni sereni
A rasserenare gli animi ci ha pensato il premier Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio ha chiesto ai suoi ministri di essere “sobri nelle parole e generosi nelle azioni”. A supportare la tesi del ‘sereno’ che sarebbe tornato nel governo è una foto che ritrae il capo dell’esecutivo con il leader del Carroccio.
“Bel pomeriggio insieme nella campagna fiorentina. Bene le parole e le discussioni, rispettando ognuno le idee dell’altro, ma non perdiamo mai di vista la ‘ragione sociale’ per cui siamo al governo – ha commentato Conte – : lavoriamo con la massima concentrazione per gli interessi degli italiani”.
Pure Salvini ha descritto il confronto con parole distensive: “Pomeriggio di lavoro e relax in Toscana, parlando di futuro”.
Resta da capire se, quella manifestata dal ministro degli Interni e Conte, sia una mediazione reale, una volontà concreta di tranquillizzare l’esecutivo o soltanto polvere negli occhi per addolcire mediaticamente una giornata turbinosa.