ROMA – Non piace al centrosinistra, non piace al centrodestra: è un ‘no’ trasversale quello di Montecitorio al taglio dei fondi all’editoria. Il provvedimento dei grillini rischia di mettere fuori gioco decine di giornali locali, alcune storiche testate nazionali e Radio Radicale. Alla Camera, ieri sera, da Leu a Fratelli d’Italia si è registrato un dissenso comune. “Ho già sottoscritto l’ordine del giorno”, ha affermato Federico Mollicone, annunciando il sostegno di Fdi all’istanza presentata da Filippo Sensi (cliica qui).
“E’ assurdo e inaccettabile il taglio al fondo ‘pluralismo’. Saremmo stati d’accordo nel rivedere i criteri di assegnazione – ha continuato il parlamentare. – Era giusto trovare una ridistribuzione più equa. Ora, invece, è un dovere morale opporsi.”
Non ha senso, ha spiegato il deputato, bloccare i finanziamenti all’editoria “per non meglio precisati progetti per la libera informazione, guarda caso, digital e social”. E chi si occupa di questi progetti? “Una società che possiede un’associazione che ha fatto un partito e che oggi, ahimè – ha aggiunto Mollicone – è, nel rispetto del voto degli elettori, nel governo del Paese oggi. Se non è conflitto di interessi questo, venitemi a spiegare qual è”
Il partito di Giorgia Meloni ha garantito la sua difesa ad oltranza per Radio Radicale. “Lo dico ai colleghi della Lega, con i quali condividiamo molte giunte regionali, provinciali, cittadine: non si può barattare la libertà d’espressione, anzi è stata minacciata. Ci sono valori non negoziabili”.
Sì alla proposta di Sensi pure da Catello Vitiello del gruppo misto: “Non c’è avvocato che possa non dare atto che Radio Radicale dia un servizio indispensabile alla nostra Repubblica. Entra in questo parlamento e in tanti processi. Rivedete questi tagli. Sono preoccupato per le testate locali”.