Milano – La Federal Reserve potrebbe decidere domani la terza stretta sul costo del denaro negli Stati Uniti dall’inizio dell’anno. O almeno questo si aspettano i mercati dalla Fed del presidente, Jerome Powell.
Tassi dei Fed Funds sono nella forchetta fra l’1,75% e il 2%
Gli aumenti dovrebbero essere ancora graduali, quindi di un quarto di punto, ed è possibile che ce ne sia un quarto a dicembre.
Domani attese nuove stime su crescita e inflazione
A sostenere una eventuale scelta in tale senso del Fomc, il comitato di politica monetaria della Fed, potrebbe essere il buono stato di salute dell’economia a stelle e strisce.
Nel secondo trimestre del 2018 il Pil americano è aumentato del 4,2% annualizzato
Un ritmo che non si vedeva dal 2014. Inoltre proprio oggi il Conference Board comunica che il suo indice sulla fiducia dei consumatori si attesta a settembre a 138,4 punti, contro 134,7 di agosto, dato rivisto al rialzo. Si tratta dei massimi in 18 anni.
I mercati si aspettavano un leggero calo del sentiment dei consumatori
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è tuttavia espresso in estate contro le strette di Powell perché teme che possano rallentare lo slancio della locomotiva Usa.
Il numero uno della Casa Bianca si è definito “non esaltato” delle azioni del governatore da lui stesso nominato dopo il suo insediamento, al posto di Janet Yellen.
Trump si aspetta una sponda maggiore dalla Fed per accelerare i numeri degli Stati Uniti e non rafforzare troppo il dollaro, soprattutto in un contesto di guerra commerciale con la Cina.
Scattati ulteriori dazi su beni cinesi di importazione per 200 miliardi di dollari
Pechino fa scattare tariffe doganali su 60 miliardi di dollari di prodotti Made in Usa. Per la Cina è impossibile tenere colloqui commerciali con gli Stati Uniti mentre Washington sta imponendo tariffe, ha commentato il vice ministro del commercio cinese, Wang Shouwen. Inoltre i rialzi del costo del denaro potrebbero generare ulteriori tensioni nelle economie emergenti, come Turchia e Argentina, in cui le monete sono in affanno.
Pil argentino potrebbe contrarsi del 2% nel 2018
A Buenos Aires il governatore della Banca centrale, Luis Caputo, ha rassegnato le dimissioni in contrasto con il Fmi.
Il Fondo ha dato il via libera a un prestito da 50 miliardi di dollari per l’Argentina per evitare il tracollo del peso.
Nuovo banchiere centrale in carica diventa Guido Sandleris, mentre il Paese è rimasto bloccato per lo sciopero generale indetto contro il governo Macri.