Quarantun’anni, due figlie piccole, una casa e un marito, cittadino marocchino, con il quale le liti erano all’ordine del giorno. Ilaria Maiorano è morta di botte, nell’appartamento di Osimo, nell’Anconetano, che condivideva con il suo aguzzino, e nel quale cresceva le figlie, di 6 e 8 anni.
Dopo un lungo interrogatorio davanti al pm, l’uomo è stato fermato e trasferito nel carcere di Montacuto con l’accusa di omicidio volontario. Chi indaga è convinto che sia lui il responsabile e che le ferite sul corpo di Ilaria non siano compatibili con una caduta: da un primo esame medico legale, la vittima sarebbe morta per violenti colpi subiti.
Il fermato, anche lui 41enne, ha precedenti penali e scontava gli arresti domiciliari, proprio nell’appartamento di famiglia, a Padiglione, periferia di Osimo. Dopo il ritrovamento del corpo, è stato portato in caserma dai carabinieri e lì trattenuto per ore: dapprima ha dato in escandescenze e ha accusato un malore, tanto che sul posto è intervenuto il 118.
Chi indaga non ha dubbi sulla responsabilità dell’uomo, che in passato aveva avuto problemi con la giustizia tanto che i servizi sociali si erano interessati alle vicende familiari. Il paese è sotto shock e tra i primi a recarsi sul luogo della tragedia, è stato il sindaco, Simone Pugnaloni, che con la vittima aveva condiviso le scuole elementari e, contattato da LaPresse, la ricorda come “una donna splendida, sempre sorridente, ma dal carattere fragile”.
“Le nostre famiglie si conoscono da sempre – aggiunge – Il padre, scomparso recentemente, era un finanziere. Ogni tanto incontravo la madre di Ilaria, ma non mi ha mai accennato a problemi particolari”. “La donna apparteneva alla nostra comunità ed era una brava persona. Portava sempre le sue bambine in moschea e l’ultima volta l’ho vista solo ieri pomeriggio”, afferma l’imam della Moschea di Osimo, che conosceva i coniugi e conclude: “Sembrava una bella famiglia”.(LaPresse)