CASERTA – Quasi la metà del personale sanitario di Caserta e provincia non sarà in servizio nella settimana di Ferragosto. Medici e infermieri hanno tutto il diritto di riposare, specie dopo due anni durissimi per via della pandemia. Ma i cittadini hanno bisogno di cure anche d’estate. Le città, a cominciare dal capoluogo, complice la crisi economica, non si svuotano più come avveniva decenni fa. E allora gli ospedali senza personale rischiano di trasformarsi in una nuova emergenza, che va a sommarsi a quelle che già bisogna quotidianamente affrontare. La pandemia non è affatto finita e continua a mietere vittime e ingolfare i reparti. Le temperature terribili di queste settimane non aiutano di certo a svuotare corsie e pronto soccorso e con il personale ridotto ai minimi termini la sanità casertana, che già paga problemi atavici e la mancanza di strutture, va incontro a un mese di agosto durissimo. Le stime fornite dalla Fials sono quanto mai preoccupanti. Il 40% del personale sarà in ferie nella settimana centrale di agosto e a questa cifra va aggiunto almeno il 10% che è alle prese con il contagio da Coronavirus. “I pronto soccorso degli ospedali di Caserta e provincia sono a serio rischio di andare in sofferenza – spiega il segretario Salvatore Stabile – Gli accessi non calano d’estate ad Aversa e la designazione di Maddaloni come Covid Hospital può ingolfare l’ospedale di Marcianise, la situazione è seria e anche sul litorale ci sono grandi pericoli. A Sessa Aurunca il boom di bagnanti e villeggianti è notevole e bisogna essere pronti a fare fronte ad eventuali emergenze e non è detto che ci sia personale sufficiente a garantire i servizi necessari”. Del problema, naturalmente, sono ben consapevoli i principali dirigenti della sanità casertana e i sindacati qualche giorno fa hanno incontrato Ferdinando Russo, direttore generale dell’Asl di Caserta al quale è stata prospettata anche una soluzione: “Ci sono 500 infermieri e 200 medici ai quali è stato rinnovato il contratto Usca (le unità che si occupano di garantire l’assistenza domiciliare ai cittadini positivi al Covid e di fare vaccinazioni casa per casa ndr). Il lavoro per loro è calato visto che di vaccini se ne fanno pochi. Si tratta di professionisti idonei per dare una mano anche negli ospedali, sono già formati. Una parte di questi medici e infermieri potrebbero davvero risolvere il problema se impiegati nei reparti sguarniti da ferie e contagi”, ha aggiunto Stabile. L’Asl ha preso tempo per valutare. Va considerato che negli ospedali c’è necessità di realizzare delle ‘bolle’ per i pazienti positivi nei vari reparti e serve personale specifico. E non ci sono i numeri per garantirlo. Nei prossimi giorni il tema sarà trattato anche a Sessa Aurunca, si cercano soluzioni. “Gli accorpamenti di reparto con ogni probabilità saranno inevitabili – aggiunge Antonio Eliseo, leader del sindacato Nursind – Il personale ha diritto alle ferie. Poi tutto dipende dalla capacità dei direttori di presidio di pianificare e gestire al meglio le risorse umane. Impiegare il personale Usca? Significherebbe togliere risorse al territorio che già è piuttosto sguarnito, potrebbe rivelarsi un boomerang. Purtroppo – ha aggiunto Eliseo – la lezione di questi due anni di pandemia non è stata imparata. Non ci sono assunzioni e si pensa a nuovi ospedali. Le risorse a disposizione vanno spese meglio e tutta questa precarietà ha spento anche la passione dei giovani verso il mondo della medicina. Serve una svolta vera”.
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