Ferrandelle, il pentito Nicola Schiavone accusa Tullio Iorio: l’imprenditore nell’affare delle piazzole

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Tullio Iorio e Raffaele Pezzella

CASAL DI PRINCIPE – Piazzole per i rifiuti a Ferrandelle, il piazzale del centro commerciale di Giugliano, lavori pubblici alla Provincia di Caserta: sarebbero stati (anche) questi i terreni su cui si è mosso Tullio Iorio, imprenditore a processo con l’accusa di essere stato vicino al clan dei Casalesi. Nell’ambito di questo iter, ieri in aula ha testimoniato Nicola Schiavone, collaboratore di giustizia e primogenito del capoclan Francesco Sandokan. Con Iorio sono a giudizio anche Raffaele Pezzella e Vincenzo Ferri, alias ‘o califfo, tutti accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. Il collaboratore di giustizia, nel corso del controesame di ieri, ha fornito nuove informazioni che hanno
tracciato un ulteriore ruolo di Iorio per la cosca: non solo imprenditore colluso, ma anche intermediario per conto del clan, in grado di
garantire commesse e dividere utili.

Nel caso del centro commerciale di Giugliano, Schiavone ha riferito che Iorio aveva procacciato il lavoro per la realizzazione
del piazzale dell’Auchan, pretendendo una percentuale di un euro a metro quadro per un totale di 60mila euro. La definizione del
prezzo, ha aggiunto, provocò un litigio con suo zio Antonio (finito in carcere, poche settimane fa, per riciclaggio), con cui entrò nella
vicenda proprio a causa di quella discussione. A Ferrandelle, invece, Iorio avrebbe gestito gran parte delle piazzole per i rifiuti,
ottenendo un acconto da 200mila euro.

Il pentito ha inoltre riferito che l’imprenditore avrebbe avuto un rapporto privilegiato con la Provincia, all’epoca guidata da
Alessandro De Franciscis (estraneo al processo), circostanza che avrebbe con- sentito – secondo l’accusa – l’aggiudicazione di tre appalti da un milione di euro ciascuno, spartiti con altri imprenditori legati al clan. Queste dichiarazioni, secondo la difesa di Iorio – rappresentata dagli avvocati Giuseppe Stellato e Ferdinando Letizia – non erano mai emerse prima. Il pentito ha spiegato di averle rese nei 180 giorni, motivo per cui i legali hanno chiesto l’acquisizione dei relativi verbali. L’inchiesta punta a far luce sul sistema di appalti pilotati a favore di ditte ritenute contigue alla cosca. A sostenere l’accusa è il pm della Dda di Napoli, Maurizio Giordano. La prossima udienza, fissata per ottobre, prevede il controesame dei collaboratori Giuseppe Misso e Generoso Restina. Iorio, Ferri e Pezzella sono da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Nel collegio difensivo, anche i legali Domenico Cesaro, Alfonso Quarto e Claudio Sgambato.

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