ROMA – Lo scontro supera i confini di Forza Italia e deflagra nel centrodestra. Dopo la telefonata “affettuosa” di sabato sera a Silvio Berlusconi – nella quale si rimarcava l’asse tra Lega e Fi “per il cessate il fuoco” in Ucraina – Matteo Salvini interviene nelle beghe del partito azzurro a difesa del Cav. “Prima di criticare Silvio Berlusconi qualcuno dovrebbe contare fino a cinque”, la bordata lanciata dalla scuola di formazione politica del Carroccio di Milano a Maria Stella Gelmini, che – proprio mentre era in corso la convention di Napoli del suo partito – aveva definito “ambigue e imbarrazzanti” le parole dell’ex premier.
Per il segretario federale “Silvio Berlusconi è Silvio Berlusconi, con tutto quello che ha fatto nella vita. A uno può piacere o meno, ma lascia traccia nella storia del nostro Paese“, la sottolineatura. Caso chiuso? Neanche per sogno. Il ministro per gli Affari regionali non ci sta a essere bacchettata proprio dal leader sovranista, dalle cui idee ha sempre cercato di difendere il partito. “Invito il segretario della Lega, Matteo Salvini, a rispettare il dibattito interno ad un partito che – per il momento – non è il suo”, è la nota al vetriolo che arriva a stretto giro.
“Ho posto in Forza Italia un tema di linea politica su una posizione che comprendo bene non sia quella di Salvini – rincara la dose Gelmini- ma che riguarda la collocazione europeista ed atlantista di Forza Italia. Un problema che evidentemente esiste, visto che per due volte il partito è dovuto intervenire a chiarire, a prescindere da me”. Dunque se l’obiettivo di Berlusconi era quello di far decantare, derubricando il caso a “fuochi d’artificio”, non è stato certamente raggiunto. Gelmini – che in qualità di ministro è intervenuta alla due giorni di Napoli, ma solo lo stretto necessario – ha ancora il coltello tra i denti e non intende cedere se si mette in discussione il posizionamento anche tra le mura di palazzo Chigi.
Il caso di Massimiliano Salini, viene spiegato, è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Lo spirito azzurro moderato, liberale e soprattutto centrista, secondo l’azzurra, sembra essere stato ‘accantonato’, a favore di una linea sempre più appiattita su quella leghista. E quando Berlusconi ha pronunciato quelle parole su Putin e la necessità che Kiev accolga sue richieste, sono scattate le sirene anche su un eventuale cambio di fronte in politica estera.
Gelmini tuttavia non è sola nè tantomeno isolata. Renato Brunetta va a sostegno e pur attenendosi alle dichiarazioni ufficiali dell’uomo di Arcore – di chiara condanna dell’aggressione all’Ucraina – evidenzia che “nel nostro partito non può esserci né potrà mai esserci alcun dubbio. Bene fa chi chiede chiarezza”. Anche da ambienti vicini a Mara Carfagna si sottolinea che la posizione del ministro “è stata ripetutamente ribadita” e “la linea di Fi sul conflitto è quella espressa in Parlamento con il voto sul decreto Ucraina, la lealtà all’Europa e alla Nato è fuori discussione. Chi dall’esterno cerca di spingere il partito in direzioni diverse resterà deluso”.
La tensione è alle stelle e Berlusconi, filtra da Villa San Martino, è “seccato” per i titoli dei quotidiani e dall’attacco personale su un tema così delicato, dopo che ha chiarito tutto a più riprese. Il Cav preferisce comunque non alzare i decibel della discussione con un intervento in prima persona e affida ad Antonio Tajani il compito di esprimere tutta la sua contrarietà: “Forza Italia è un partito unito, dove ciascuno è libero di esprimere una posizione personale, ma che non può accettare di essere rappresentato come diviso o succube di qualcun altro”. Per poi lanciare la bordata a Gelmini “a tutti ed in particolare a chi oggi guida la nostra delegazione al governo è richiesto un supplemento di responsabilità e buonsenso”. Parole che il ministro non accoglie di buon grado: “Caro Antonio, responsabile sempre, ma con la schiena dritta”. La parola fine, insomma, non è stata scritta. La polemica prosegue.(LaPresse)