ROMA – Ognuno ha il diritto di chiedere a una struttura pubblica del servizio sanitario l’assistenza al suicidio medicalmente assistito, superato il vaglio del comitato etico. Questo lo ha stabilito la Consulta. Oggi il ministro della Salute, Roberto Speranza, risponde su La Stampa a una lettera di Mario, 43 anni e tetraplegico, che aveva espresso la volontà di “morire con dignità”.
In attesa di una legge, scrive il ministro, tutti devono “prendere atto che la sentenza della Consulta non può essere ignorata”. Si rivolge alle aziende sanitarie e ospedaliere locali, alle Regioni, titolari della responsabilità della loro gestione, al Governo, “chiamato a garantire l’uniformità della garanzia di diritti costituzionali su tutto il territorio nazionale”.
Il tavolo con le Regioni è aperto, ricorda, e ha l’obiettivo di superare due problemi che rischiano di ostacolare l’attuazione della sentenza della Consulta: “Il primo riguarda una ricognizione regione per regione sulla natura e sulla composizione dei comitati etici territoriali”, sottolineando la necessità di un “organo collegiale terzo, munito delle adeguate competenze, per garantire la tutela delle situazioni di particolare vulnerabilità”. Il secondo riguarda l’opportunità di un’intesa fra Governo e Regioni, che possa “consentire a queste ultime di fornire indicazioni chiare e univoche alle aziende sanitarie sull’applicazione del dispositivo della Consulta”.
Speranza insiste sulla necessità di un confronto parlamentare, riconoscendo l’importanza di dare voce al “pluralismo insuperabile di punti di vista etici, culturali, teorici, religiosi” e si dice contrario a ogni iniziativa del governo che “scavalchi o surroghi il ruolo del Parlamento”: “Continueremo a lavorare in silenzio, per ciò che il governo può fare nell’ambito delle sue competenze, per consentire l’applicazione più uniforme possibile, della sentenza della Corte Costituzionale”, assicura.
Soddisfatti i Radicali, promotori con l’Associazione Luca Coscioni del Referendum sull’Eutanasia Legale. Additano però il Parlamento di un “silenzio vergognoso” e ministero, Regioni e Asr di “lungaggini burocratiche”. Solo il referendum, ribadiscono, “ancora una volta come nei passati cinquant’anni, può sbloccare la situazione e dare finalmente speranza ai tanti ‘Mario’ ignoti e senza voce”. Saranno in strada a raccogliere le firme anche a Ferragosto, anche se, da oggi, la raccolta è anche online. Avranno tempo fino al 30 settembre per raccogliere 500mila firme e al 12 agosto sono già 370mila le adesioni raccolte.