Firenze, riaprono gli Uffizi con nuove sale dedicate al Cinquecento

Riaprono domani alle 8.15 le gallerie degli Uffizi di Firenze, con 14 nuove sale che ospitano 129 opere di grande valore

(AP Photo/Andrew Medichini)

FIRENZE – Riaprono domani alle 8.15 le gallerie degli Uffizi di Firenze, con 14 nuove sale che ospitano 129 opere di grande valore. Capolavori di Daniele da Volterra, Rosso Fiorentino, Bartolomeo Passerotti e tanti altri maestri, mai esposti in maniera permanente al pubblico ma ora protagonisti, insieme ad Andrea del Sarto, Parmigianino, Pontormo, Sebastiano del Piombo nel prezioso allestimento di tredici nuove sale dedicate ai grandi della pittura fiorentina, emiliana e romana del Cinquecento del Museo degli Uffizi di Firenze. Più una quattordicesima nuova sala, uno speciale “assaggio”, sintesi ed anticipazione degli spazi che presto accoglieranno gli autoritratti degli artisti collezionati nel corso dei secoli, con lavori, tra gli altri, di Bernini, Cigoli, Chagall, Guttuso. Una rivoluzione nell’ingresso al museo, tesa a snellire e fluidificare le code, con una nuova biglietteria, un nuovo sistema di accesso e ampi spazi di accoglienza nella parte del complesso vasariano più vicina all’Arno.

 Il museo riapre dopo l’ultima chiusura durata oltre due mesi, la Galleria degli Uffizi di Firenze. Complessivamente, una crescita per il museo di oltre duemila metri quadrati, con 14 nuove sale traboccanti di opere d’arte al primo piano della Galleria (sono 129, molte delle quali mai viste finora dal grande pubblico) e 22 locali al piano terreno adibiti a varie funzioni di ingresso e servizi, da oggi a disposizione della Galleria (con gli affreschi riemersi a sorpresa durante i lavori di restauro nell’ala di Ponente, tra i quali uno con il ritratto a figura intera di Cosimo II de’ Medici, attribuito all’ambito di Bernardino Poccetti).

Le nuove sale, che affiancano al primo piano della Galleria il corridoio dove le opere erano prima esposte (a partire dal 2011), erano state finora utilizzate per mostre temporanee, oppure erano chiuse. Adesso, con un cambiamento nel percorso di visita del museo, accolgono i visitatori in arrivo dal secondo piano attraverso la scala Buontalenti o l’ascensore situati tra la sala di Leonardo e quella di Michelangelo-Raffaello a metà del Corridoio di Ponente (non si passerà dunque come fino ad ora dallo scalone dei Lanzi, accessibile dal fondo dello stesso corridoio).

Nei nuovi ambienti i dipinti non sono più esposti in maniera sequenziale lungo la direttrice del corridoio, ma dialogano fra loro: in questi spazi si creano infatti direttrici visuali, confronti incrociati, corrispondenze che portano a una istintiva assimilazione e comprensione da parte del visitatore. L’allestimento è protetto da vetri di ultimissima generazione, praticamente senza rifrangenza: questa novità tecnica permette di avvicinarsi a pochi centimetri dalla superficie dei dipinti e delle sculture, senza avvertire barriere ottiche e senza far scattare fastidiosi allarmi. I quadri prima esposti nei corridoi, dove erano appiattiti da una luce diretta al soffitto, assumono adesso un nuovo risalto. Si è data una nuova importanza alle scuole extra toscane: per il ‘500 romano la tela con la sublime Morte di Adone di Sebastiano del Piombo può finalmente essere di nuovo vista a un’altezza che permette di apprezzare ogni dettaglio. Guardandola si ha quasi l’impressione di entrare a far parte della scena stessa. Nella sala accanto stanno due recentissimi acquisti degli Uffizi, i dipinti di Daniele da Volterra – stretto seguace di Michelangelo – raffiguranti la Sacra Famiglia con Santa Barbara e l’Elia nel deserto, quest’ultimo celebrato dalla rinomata rivista inglese di settore Apollo, tra le “Acquisitions of the Year” nel 2018. Un altro acquisto prestigioso viene esposto per la prima volta, nelle sale dedicate all’arte emiliana: è la tela raffigurante Omero e l’enigma dei pidocchi di Bartolomeo Passerotti, pesarese attivo a Bologna, eseguito per il fiorentino Giovanni Battista Deti. Altro capolavoro indiscusso del Manierismo emiliano è la celebre Madonna dal collo lungo di Parmigianino, ora sulla parete di fondo di una sala raccolta e profonda, così che l’opera appare come in un cannocchiale prospettico che attrae l’osservatore.

Ci si sente spinti ad avvicinarsi sempre di più, fin quasi a toccare le superfici argentee del dipinto, come molti altri agli Uffizi ora protetto da una teca climatizzata che permette di ammirarlo a pochi centimetri di distanza senza danneggiarlo. Il percorso glorioso del primo Cinquecento toscano si mostra con visuali nuove, allo stesso tempo teatrali e filologiche: la Madonna delle Arpie di Andrea del Sarto è presentata su una sorta di altare in pietra, mentre voltandosi a sinistra si vede nella stanza accanto, inquadrato dallo stipite in pietra serena della porta, l’Angelo che suona il liuto di Rosso Fiorentino – una delle icone più amate e più riprodotte degli Uffizi. A destra si apre un’altra stanza dove la Visitazione di Mariotto Albertinelli è esposta in maniera da ricostruire l’assetto originale della pala d’altare, con la predella al di sotto della tavola principale: una soluzione che privilegia l’aspetto storico dell’insieme, uno dei pochissimi che si siano mantenuti integri dopo lo smantellamento dell’altare di provenienza. Con il vantaggio che le storielle con la Vita di Gesù, a circa mezzo metro da terra, possono essere un prezioso strumento per le iniziative di educazione museale rivolte ai bambini.

(LaPresse)

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