ROMA – Il sogno del vicepremier Matteo Salvini di portare a termine in tempi brevi la flat tax ogni giorno incontra ostacoli. L’ultimo arriva dalla Corte dei Conti che ha invitato il governo a operare con cautela. L’esecutivo nella prossima legge di bilancio intende tagliare le tasse in maniera netta, incidendo sul deficit. Questo per la Corte dei Conti metterebbe il Paese in pericolo. “Elementi di preoccupazione e nuove tensioni sembrano emergere da una attenta lettura delle tendenze della spesa statale”, ha detto il presidente di coordinamento delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, Ermanno Granelli.
No ai tagli shock delle tasse
“Mettere mano al riassetto di tasse e tributi puo’ considerarsi una priorità. Un’operazione da portare avanti non in un clima emergenziale, ma attraverso ponderate ed equilibrate strategie di lungo respiro”, ha detto il Procuratore Generale della Corte dei conti, Alberto Avoli, durante la cerimonia di parificazione del rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2018. Per la Corte dei Conti la gradualità degli interventi e non i tagli shock potrebbero essere la giusta scelta economica per la ripresa del Paese e il riferimento va dritto sulla flat tax. “Per le misure drastiche resta il problema delle coperture sul breve termine, in mancanza delle quali il corrispondente aumento del debito potrebbe avere ripercussioni gravi, tali da annullare o ridurre molto i benefici della rimodulazione delle aliquote” , ha continuato.
Tria cerca di convincere Bruxelles
“Per un’economia a crescita zero il target di deficit al 2,1% per l’anno in corso rappresenta una politica fiscale più che prudente”. Così il ministro Giovanni Tria fiducioso sul rischio della procedura di infrazione dall’Europa. Il problema resta conciliare l’abbassamento della pressione fiscale e le misure economiche volute dalla Lega, principalmente riconducibili alla flat tax. Salvini ha ripetuto in più occsioni che non saranno presi fondi per la flat tax dal Reddito di cittadinanza. Il rischio è che i 15 miliardi di costo minimo della misura economica vadano ad incrementare ulteriormente il deficit. Come teme anche la Corte dei Conti.