MILANO – Flat tax, uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale del nuovo governo. Potrebbe essere una rivoluzione positiva per tutti, il suo impatto però deve essere tale da rigenerare il motore dell’economia interna. Va però resa compatibile con esigenze di bilancio e deve garantire equità. Matteo Salvini aveva promesso che sarebbe stata una delle prime innovazioni dell’esecutivo giallo-verde.
L’analisi
“Dal nostro mercato interno – dice la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise – si genera quasi l’80% del Prodotto interno lordo”. Mentre secondo un’analisi condotta da CER Ricerche per Confesercenti il rallentamento dell’economia rilevato ad inizio anno è stato aggravato dallo stallo politico seguito alle elezioni. Lo stop del Paese ha bruciato circa 5 miliardi di crescita del Pil (lo 0,3%) tra il 2018 ed il 2019. Questo ha causato un netto peggioramento del bilancio pubblico (+7,3 miliardi di euro di disavanzo). Sempre secondo le stime dell’associazione, inoltre, nel commercio e nel turismo l’abusivismo genera un giro d’affari di 22 miliardi di euro, pari al 14% del fatturato dei due comparti.
Che cos’è la Flat tax?
Letteralmente è la “tassa piatta”, un sistema fiscale che prevede un’unica aliquota indipendente dal livello di reddito personale dei contribuenti. Viene considerato un sistema che semplifica il fisco e induce alla fedeltà fiscale. Pago meno e quindi non evado, pagare tutti sborsando meno. Secondo i più ottimisti ha l’effetto di aumentare la crescita, perché stimola i consumi. E’ la “rivoluzione” fiscale promessa dal centrodestra, sebbene con diverse sfumature rilevanti.
Aliquota fissa
La Lega Nord ha elaborato una proposta di flat tax che prevede di sostituire l’attuale imposta sul reddito – che ha aliquote dal 23 al 43 per cento – con un’unica imposta con aliquota fissa al 15 per cento. Prevede una no tax area per redditi fino a 7mila euro, ma con una clausola di salvaguardia per tutti i redditi familiari fino a 15mila euro; i quali potranno continuare ad essere assoggettati al regime di imposta vigente nel caso il nuovo non fosse migliorativo. Si prevede l’introduzione di due scaglioni (da 0 a 35mila euro e da 35 mila a 50 mila euro) a cui si applica una deduzione fissa, cioè uno sconto, di 3mila euro. Per il primo scaglione, la deduzione si applica sia alle famiglie che agli individui singoli; mentre per i redditi che rientrano nel secondo scaglione, la deduzione si applica solo ai carichi familiari.
Reddito basso e reddito alto
Con un reddito da 15 mila euro e l’aliquota al 23% praticamente si va a pagare il 23% solo su 3 mila euro, che è la differenza tra il mio reddito e l’esenzione che mi viene garantita dalla no tax area, pari appunto a 12 mila euro. In pratica si pagano le tasse solo sul 20% e lo sconto, su un reddito considerato basso, pesa per l’80 per cento. Se si prende in considerazione, invece, un reddito elevato, pari a 300mila euro, la deduzione è di 12mila euro su 300mila: pesa, cioè, solo per lo 0,04 per cento.
Il fattore natalità
La linea politica è: più figli hai, più risparmi in tasse. Saranno infatti previste delle detrazioni per i figli: 1.000 euro per ogni figlio a carico con più di 3 anni e 2.000 euro per ogni figlio a carico con meno di 3 anni.
L’articolo 53
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività. I redditi più alti, in valore assoluto, risparmiano di più, ma secondo il centrodestra se si considera lo sconto in percentuale rispetto al reddito, allora le percentuali di risparmio sui redditi bassi sono molto più elevati. La progressività sarebbe quindi assicurata.
La percentuale pagata in tasse da chi guadagna 30mila euro l’anno è uguale a quella di chi ne guadagna 100 mila o più, anche se deduzioni e detrazioni per i redditi più bassi possono contribuire a rendere la flat tax in qualche misura progressiva (chi guadagna di più paga in tasse in maniera più che proporzionale). Il dettato costituzionale italiano infatti impone una progressività del sistema fiscale