MILANO (LaPresse) – Il Fondo monetario internazionale storce il naso sulla manovra italiana a poche ore dalla risposta di Roma alla Commissione Ue. L’Fmi scrive nel rapporto ‘Article IV’ sull’Italia che l’effetto dello stimolo del deficit al 2,4% del Pil è “incerto” nei prossimi due anni e, anzi, sarà “probabilmente negativo nel medio termine” se lo spread “elevato” dovesse “persistere”.
La posizione del Fondo monetario internazionale
Stesso discorso per il debito, che gli economisti dell’istituzione con sede a Washington vedono stabile al 130% del Pil nei prossimi tre anni. Un debito esposto, scrivono nel rapporto, a “shock avversi anche modesti” che potrebbero portare a una “grande” manovra correttiva, trasformando “un rallentamento in una recessione”.
Contrasti tra Roma e Bruxelles
Insomma, l’Fmi tocca i nervi scoperti della trattativa tra il governo e Bruxelles. La Commissione Ue ha infatti contestato lo scostamento del disavanzo pubblico dagli obiettivi di medio termine concordati in sede Ue e il fatto che il debito non calerebbe con la legge di bilancio impostata dal governo. Anche se Bruxelles vede un deficit 2019 al 2,9%, mentre il Fondo si ferma al 2,7%, la stima resta comunque sopra di 0,3 punti a quanto previsto dall’Italia.
L’Fmi parla di bassa crescita
Sono ancora le stime di crescita a fare la differenza sul gap. Roma ritiene che con lo stimolo della manovra il Pil possa aumentare dell’1,5% l’anno prossimo e dell’1,6% nel 2020. Il Fondo parla di “bassa crescita” annuale di “circa l’1% nel 2018-20, che poi calerà” sotto quel livello. Per l’Fmi non ci sono scorciatoie. Le riforme strutturali “sono la priorità assoluta”, senza di loro “nessuna strategia” alzerà i redditi degli italiani, fermi “al livello di due decenni fa”.
L’Article IV è un rapporto stilato annualmente dagli ispettori del Fondo. I tecnici in missione raccomandano al governo di ripensare alla fatidica ‘quota 100’ sulle pensioni. “È improbabile – si legge nelle conclusioni dei tecnici – che l’ondata di pensionamenti creerebbe tanti posti di lavoro per i giovani”. Anzi, rincara l’Fmi, oltre ad aumentare “ulteriormente la spesa pensionistica”, l’effetto sarebbe quello di imporre ancora “maggiori oneri alle generazioni più giovani”.
Le teorie di Washington
A Washington ritengono che, con le modifiche previste dall’esecutivo gialloverde, l’Italia dovrà “far fronte a pressioni significative sulla spesa pensionistica nei prossimi 2-3 anni che metteranno a dura prova i conti” pubblici. Infine, il Fondo invita a creare un meccanismo per un reddito di cittadinanza “moderno” che “eviti la dipendenza dal welfare e non disincentivi al lavoro”, con un beneficio che dovrebbe essere limitato “al 40-70% del livello di povertà relativa.
di Lorenzo Allegrini