La Corte di Cassazione ha dichiarato prescritto il reato di truffa ai danni dello Stato contestato a Umberto Bossi e all’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito. Entrambi il 26 novembre scorso erano stati condannati dalla Corte d’Appello di Genova rispettivamente a un anno e 10 mesi e 3 anni e 9 mesi per la vicenda dei fondi per i contributi elettorali non dovuti, versati al Carroccio dal 2008 al 2010. Belsito è stato invece ritenuto responsabile del reato di appropriazione indebita e spetterà alla Corte d’Appello ligure rideterminare la pena. Confermata anche la confisca dei 49 milioni di euro al partito.
Il pg
Nel pomeriggio, il sostituto procuratore generale della Cassazione, Marco Dall’Olio, durante la sua requisitoria aveva chiesto ai giudici di respingere i ricorsi del Senatùr, rappresentato dall’avvocato Domenico Mariani, e di Belsito, difeso dal professore Angelo Alessandro Sammarco, e di ribadire le decisioni prese il 26 novembre scorso dalla Corte d’Appello di Genova. L’ex tesoriere del Carroccio, tramite i suoi legali – come aveva già fatto il 17 luglio scorso nel filone del processo che riguarda ‘The Family’, ossia l’uso di quei rimborsi per coprire spese private del fondatore della Lega, del figlio Renzo e dello stesso Belsito – ha ricusato il collegio della sezione feriale della Suprema Corte. La Cassazione, però, ha respinto l’istanza e i giudici nel tardo pomeriggio sono entrati in camera di consiglio.
L’inchiesta
Al centro del processo, la presunta maxi truffa ai danni dello Stato messa a segno dal Carroccio e i 49 milioni di cui la Corte d’Appello di Genova ha imposto la restituzione. A settembre la Procura aveva concordato con il partito guidato da Matteo Salvini una rateizzazione da 600 mila euro all’anno, che porterebbe a estinguere il debito in 76 anni.
“Dall’orrore che inizialmente si profilava, ne è scaturita un sentenza non così tremenda”. É questo il commento a caldo del professor Angelo Alessandro Sammarco, difensore dell’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, dopo la decisione della Corte di Cassazione di dichiarare prescritto il reato di truffa ai danni dello Stato di cui Belsito era accusato con Umberto Bossi in relazione ai 49 milioni di euro di rimborsi elettorali ottenuti indebitamente dal partito tra il 2008 e il 2010. “Adesso aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza – ha aggiunto il legale, ricordando che – per Belsito è rimasta in piedi l’accusa di appropriazione indebita, per la quale la pena dovrà essere rideterminata dalla Corte d’Appello di Genova. Imputazione che noi contestiamo perché Belsito non ha commesso alcuna appropriazione indebita. Dopo aver letto le motivazioni, valuteremo se fare delle impugnazioni straordinarie sulla decisione”.
LaPresse