FOTO. Case sequestrate ma prendeva gli affitti. Balivo, condanna definitiva per truffa

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Silvestro Balivo

TRENTOLA DUCENTA – Spacciarsi ancora per padrone di casa, presentarsi dagli inquilini per riscuotere l’affitto e mettere tutto in tasca. Anche quando lo Stato aveva già tolto le chiavi. È questa – sostengono i giudici – la condotta di Silvestro Balivo, 71 anni, di Trentola Ducenta. L’immobile era finito sotto sequestro di prevenzione, affidato a un amministratore giudiziario. Ma per gli affittuari, Balivo continuava a essere ‘il proprietario’. E lui, tra il 2018 e il 2019, avrebbe continuato a farsi pagare in contanti. Il caso è arrivato fino in
Cassazione.

Balivo, attraverso i suoi avvocati, ha provato a sostenere che si trattasse di una questione privata, una vicenda tra ex proprietario e inquilini. La Suprema Corte ha risposto con un principio netto: l’amministratore giudiziario non è un intermediario, è lo Stato. I canoni avrebbero dovuto confluire nel Fondo Unico Giustizia, non nelle mani di chi era stato già spogliato del patrimonio. Frode allo Stato, truffa aggravata, niente querela, si procede d’ufficio. Fine. Nel ricorso difensivo si è provato a giocare su due carte: somme modeste – circa 9.700 euro – e testimonianze ritenute contraddittorie. Ma i giudici hanno bollato quella condotta come “spregiudicata e pervicace”. Non un errore, ma una scelta. E aggravata da un dato: Balivo agiva mentre era già colpito da misure di prevenzione. Nonostante questo, continuava a gestire il bene come cosa propria, fuori da ogni controllo, in parallelo allo Stato.

Il nome di Silvestro Balivo non spunta oggi per la prima volta nelle aule giudiziarie. La Cassazione ha depositato le motivazioni nei giorni scorsi riguardanti la sentenza dove è accusato di truffa (emessa lo scorso 11 settembre), ma il personaggio è noto da anni alle cronache giudiziarie. Il suo patrimonio – insieme a quello del fratello Gaetano – è stato al centro di uno dei più complessi procedimenti di misure di prevenzione della provincia di Caserta. Immobili, terreni, società: tutto passato al setaccio della Direzione distrettuale antimafia, ritenendo parte del nucleo familiare contiguo alla fazione Zagaria dei Casalesi.

Lo scorso settembre, la Corte d’appello, esaminando il provvedimento di prevenzione a carico dei Balivo, ha disposto la restituzione di parte dei beni intestati ai figli dei due fratelli – segno che non tutto il patrimonio è risultato contaminato – ma la posizione di Silvestro è rimasta cristallizzata: la contiguità di una parte delle sue finanze con ambienti malavitosi, per i giudici partenopei, non dipende dalla condanna penale (l’accusa di concorso esterno che gli era stata contestata è stata infatti archiviata – non ha quindi riportato verdetti di colpevolezza su questo fronte di connessione con i Casalesi), ma dai fatti e dalle tracce lasciate nei decenni. Beni immobili, flussi di denaro, relazioni.
Ora, la Suprema corte chiude anche il capitolo sulla truffa degli affitti. Ricorso rigettato, condanna confermata, spese processuali a carico.
Una vicenda che, nei numeri, vale meno di diecimila euro. Ma che, nella sostanza, racconta molto più del reato: racconta il rifiuto di cedere il
controllo, l’idea di poter resta- re ‘padrone’ anche quando lo Stato ha già bussato alla porta.

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