NAPOLI – Le temperature e le piogge influenzano le attività sismiche. E’ quanto emerge da un recente studio dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), pubblicato su Frontiers of Earth Science, che ha analizzato le tempistiche dei terremoti più forti (magnitudo da 5.8 a 7.1) avvenuti lungo gli Appennini a partire dal 1901 in relazione alle variazioni dell’umidità del suolo. L’effetto dell’acqua sui terremoti è comunemente spiegato da due meccanismi: l’aumento istantaneo della sollecitazione elastica sulle faglie come conseguenza del carico d’acqua e la diffusione della pressione interstiziale grazie alla continuità idraulica dalla superficie allo strato sismogeno. Lo studio si concentra sui terremoti di magnitudo elevata perché hanno un impatto sociale significativo e sono ben rappresentativi della pericolosità sismica del Paese. Sono emerse nuove evidenze statistiche sulla sincronia tra fasi di clima umido e terremoti. Gli eventi sismici sono causati da movimenti della crosta terrestre e dal conseguente accumulo di sforzo che ne causa la fratturazione. Periodi climatici maggiormente piovosi della durata di qualche anno determinerebbero un accumulo di acqua nel sottosuolo e l’aumento della pressione in prossimità delle faglie, favorendo quindi la generazione di eventi sismici.
L’ANALISI
Il confronto tra il verificarsi di forti terremoti e l’andamento dell’umidità del suolo appenninico a partire dal 1901 indica che i forti terremoti si sono raggruppati vicino alle fluttuazioni climatiche. In particolare, i due terremoti più forti oggetto di studio sono avvenuti nello stesso anno del corrispondente picco dell’Indice di gravità della siccità, il terremoto della Marsica del 1915, e il terremoto dell’Irpinia-Basilicata del 1980. Al contrario, la mancanza di sismicità caratterizza i periodi di siccità, in particolare quelli centrati sul 1925, 1947 e 1991. Analizzando la forte sismicità a partire dal 1200 d.C., si evidenzia che, con poche eccezioni, i principali terremoti si sono raggruppati attorno alle cime glaciali, quando anche il clima nell’Italia peninsulare si è trasformato presentando condizioni fredde e umide. Un tasso sismico molto basso, come quello verificatosi tra il 1400 e il 1600 d.C., è associato a condizioni climatiche miti.
LE CONCLUSIONI
Il fenomeno è noto da decenni in relazione a singoli terremoti o piccole sequenze sismiche innescate dalla creazione di bacini o da eventi alluvionali ed è stato evidenziato in un ulteriore studio dell’ente relativo alla California meridionale, dove si osserva una drastica riduzione della sismicità in corrispondenza alla siccità degli ultimi anni. Gli studi pubblicati finora sembrano indicare che l’effetto delle precipitazioni nel favorire l’occorrenza di eventi sismici non sia episodico e marginale, bensì possa essere un elemento chiave da considerarsi nell’evoluzione della sismicità.
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