Frigo solidali contro lo spreco arrivano in Italia

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Cibo condiviso
Cibo condiviso

Un modello di economia circolare e solidarietà, nato all’estero, ha messo radici anche in Italia per combattere lo spreco alimentare. Si tratta dei “frigoriferi solidali”, elettrodomestici collocati in luoghi accessibili al pubblico dove chiunque può lasciare cibo in eccedenza e chi ne ha bisogno può prenderlo liberamente, senza burocrazia né richieste formali.

Il funzionamento si basa su un principio di fiducia e responsabilità condivisa. Cittadini, ristoratori e commercianti depositano alimenti ancora buoni che non utilizzeranno, mentre persone in difficoltà possono prelevarli. Il sistema è supportato da volontari che garantiscono il rispetto delle norme igieniche di base, controllando che non vengano lasciati cibi scaduti o non idonei.

L’idea ha avuto successo in diversi Paesi. In Germania, i “Fair-Teiler” sono diventati un punto di riferimento per il foodsharing. In Francia, l’associazione “Les Frigos Solidaires” ha creato una rete nazionale a partire da un’iniziativa parigina, mentre nel Regno Unito il “Community Fridge Network” ha strutturato il modello su larga scala. Esperienze simili si sono diffuse anche in Olanda e Brasile, dove i frigoriferi sono accessibili 24 ore su 24.

A Torino, il progetto ha assunto una forma più strutturata con il “Frigorifero Solidale di Cuki Save the Food”, ospitato presso l’Arsenale della Pace del SERMIG. Qui, le eccedenze alimentari, recuperate principalmente dal Mercato di Porta Palazzo grazie al programma RePoPP, non vengono solo depositate, ma trasformate in piatti pronti. Ogni settimana, sono stati distribuiti circa 240 pasti, preparati seguendo rigidi protocolli igienico-sanitari e offerti alle famiglie assistite dall’emporio solidale.

Anche a Bari l’iniziativa si è consolidata grazie a una rete che include sette frigoriferi e sette dispense solidali. Il progetto, promosso da associazioni come Kenda Onlus e Avanzi Popolo 2.0, mira a collegare sistematicamente i “luoghi dello spreco”, come famiglie e attività commerciali, con i “luoghi del bisogno”. L’intera rete è gestita da un gruppo di oltre cento volontari e si è posta l’obiettivo di raggiungere più di mille beneficiari.

Queste esperienze dimostrano come i frigoriferi comunitari non siano solo uno strumento efficace contro lo scarto di cibo, ma anche un motore di coesione sociale. Trasformano un problema ambientale in un’opportunità, promuovendo una solidarietà quotidiana che rafforza i legami di quartiere e risponde a una povertà spesso invisibile.

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