ROMA (LA PRESSE) – Anche il web diventa terreno di ‘scontro’ tra M5S e Lega. Nulla di eclatante, piccole stoccate sporadiche, che confermano però quel senso di incertezza nella maggioranza che spesso si percepisce dall’esterno. La mina che innesca la punzecchiatura è il no del Carroccio, in commissione Ambiente al Senato, alla nomina del generale di corpo d’armata, Andrea Ricciardi, alla presidenza del Parco del Circeo: 7 voti favorevoli contro 13 contrari. E tra questi ci sono i leghisti. Una mossa che ha lasciato l’amaro in bocca al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: “Non la ritengo una bocciatura alla persona, riproporrò il nome di Ricciardi, convinto che si possa trovare la sintesi”.
Dal Carroccio trapela che non si tratta di un ‘no’ contro il generale, ma di una protesta politica verso Costa, che avrebbe deciso da solo, in pratica. Ma il ministro non ci sta e in question time fa sapere che il metodo “è stato condiviso dall’inizio con i sottosegretari Salvatore Micillo e Vannia Gava”, quindi con tutti e due i rappresentanti delle forze di maggioranza. Ed è proprio il responsabile dell’Ambiente a dare il là, sui social, a una mini-campagna di risposta agli alleati, che partendo da Tav e trivelle, hanno indicato i Cinquestelle come ‘quelli contrari a tutto’. Costa, infatti, scrive: “Noi non siamo quelli del no. Siamo quelli del sì: alle rinnovabili, all’economia circolare, alla mobilità sostenibile, all’efficientamento energetico, alla manutenzione e tutela del Paese. Possiamo ancora perdere posti di lavoro restando nel passato? Questo è un no”.
Uno stile imitato poco dopo anche dal ministro della Salute, Giulia Grillo, anche lei da tempo nel mirino dei seguaci di Alberto da Giussano. “Noi non siamo quelli del no. Siamo quelli del sì: al diritto alla salute garantito in tutto il Paese, all’accesso alle cure da Nord a Sud, all’abbattimento delle liste d’attesa, al merito nelle nomine. La politica nella sanità? Questo è un no”. A completare il quadro, stavolta senza troppi giri di parole, ci ha pensato poi il deputato M5S e sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano. Che su Twitter si rivolge direttamente a Salvini: “Caro Matteo, non servono ‘candele e legnetti’ ma investire, come stiamo facendo, sulle rinnovabili per la totale decarbonizzazione del Paese entro il 2025 e la produzione del 20% del mix energetico nazionale entro il 2030. L’età della pietra non finì per assenza di pietre”. Nel campo giallo-verde, insomma, la partita è ancora apertissima.