Fumo di Londra, panno di Prato

L'intervento dell'ex parlamentare su "Cronache"

Vincenzo D'Anna

Sulle colonne di questo giornale è stato celebrato un curioso anniversario, una specie di conto alla rovescia del tempo che fu indicato dal Governatore della Campania per mettere in sesto la rete dei servizi sanitari erogati nella nostra Regione. Una patto leonino contratto da Vincenzo De Luca con i suoi elettori, in primis, e poi con tutti gli utenti del servizio sanitario campano. Come spesso capita al Nostro Governatore, gli annunci sono solenni e giungono  in concomitanza di eventi pubblici, i toni  perentori e moralistici al tempo stesso, così come semplici da attuarsi, sono le modalità per il raggiungimento dei fini. Purtroppo, all’atto pratico, così non è mai stato, e men che meno lo è stato in un comparto, quello sanitario,  magmatico e poliedrico, lungamente utilizzato nel corso degli anni per la più spicciola politica politicante, quella per intenderci che alimenta clientele elettorali più che badare alle scelte coraggiose ed improduttive. Scelte che da anni il comparto sanitario attende, barcamenandosi tra debiti e soluzioni improvvisate. La Sanità è una mala bestia perché necessita di un governo tecnico e di competenze, prima che di un governo politico, di decisioni inserite in un contesto di vasto respiro e non dell’eterno limbo nella quale è relegata da politici incapaci e burocrati tanto “codini” col potere, quanto codardi nell’assumere le decisioni che loro competono. È continuato, in sintesi, il gioco dei rimandi e ripieghi che potesse tenere in piedi le esigenze di questo o quel “cacicco” locale. Purtroppo in sanita occorre conoscere e padroneggiare le questioni, le informazioni stratificate e complesse che non si surrogano con le promesse  da orecchiante del Governatore e meno  si decide più debiti si accumulano nel tempo. Purtroppo le patologie da curare, i ricoveri appropriati, le prestazioni sanitarie da fornire, mal si accordano con l’insipienza politica e la lentezza circospetta della burocrazia. Quest’ultima dovrebbe svolgere un ruolo disancorato dalle convenienze politiche, possedendo sia la memoria storica degli eventi sia il polso della situazione. Ma come diceva Ignazio Silone nella “Scuola dei dittatori“ la Burocrazia è anonima ed irresponsabile, crea difficoltà per vendere benefici“. Consigliai al Governatore, in una della poche volte che lo vidi per parlare di Sanità, di chiamare a sé dei tecnici sanitari di chiara fama, economisti che potessero inquadrare il sistema farraginoso e dispersivo della spesa, dello spreco dovuto a duplicazioni di centri di spesa e di prestazioni inappropriate. Di chiudere gli ospedali periferici, obsoleti e privi della organizzazione tecnica e di personale e pertanto inutili erogatori di prestazioni di bassa complessità. Strutture ospedaliere pletoriche e pericolose ove chi vi si rivolgeva per patologie gravi e complesse perdeva tempo prezioso, salvo poi a finire in barella al Cardarelli.  Ridurre la vecchia rete ospedaliera tagliando sprechi e duplicazioni per lasciare spazio ai centri di eccellenza, spostando l’assistenza sul territorio e dichiarando chiusa l’era della Sanità ospedale-centrica. Questo però cozza con gli interessi politici ed elettorali dei vari capi bastone ai quali il Governatore lancia anatemi di giorno e profferte politiche di notte. A nulla è valso far coincidere la carica di Governatore con quella di Commissario Governativo per l’attuazione del piano di rientro dal debito sanitario, quindi nessuno puòaccampare la scusa di intralci operativi di interferenze del governo centrale. Un esempio eclatante è quello del Piano della Rete ospedaliera tagliata e razionalizzata dal commissario Zuccatelli ai tempi di Caldoro, poi narcotizzata dal medesimo e sostituita con la vecchia e pletorica rete dei novanta ospedali inutili di un tempo, che De Luca rivende ai buontemponi come una conquista  in nome di un populismo parolaio. Parliamo dello scandalo della riorganizzazione della rete dei laboratori da riorganizzare sopra la soglia di efficienza, stabilita per legge fin dal  2006, riordino trasportato in avanti a furia di decreti – ben dieci – che hanno continuamente prorogato i termini di attuazione, lasciando un comparto di centinaia di strutture nel caos più completo. Anche in questo caso influenti sono state le conventicole elettorali con buona pace della razionalizzazione della spesa e della efficienza delle strutture. E cosa dire dei reiterati annunci di prestazioni specialistiche garantite agli utenti fino al 31 dicembre ed esaurite nel mese di settembre, come nei tempi che furono? C’è poi il dato campanilistico della gestione, un tracotante esempio di cesarismo rurale, come quello di indirizzare tutte le assunzioni di personale attingendo dallo scorrimento delle graduatorie aperte a Salerno, vero e proprio “ombelico del mondo”. In ultimo ma non per ultimo, l’incetta di Carneadi per l’occupazione di posti nelle aziende partecipate dalla Regione, nelle Aziende Sanitarie occupate manu militari da sodali di partito e vecchi amici. La chiusura di una struttura tecnica statistica e di programmazione come l’Arsan (Agenzia Sanitaria Campana) ha definitivamente mandato nel caos programmazione, statistica prestazionale e rilevazione dello stato della funzionalità del sistema sanità. Per concludere mi sovviene l’aforismo  di un grande politico casertano che, innanzi ad un parolaio, soleva dire “crede di essere fatto con la  stoffa fumo di Londra, invece è solamente  panno di Prato”.

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