Un’ora faccia a faccia per conoscersi di persona dopo il colloquio telefonico dello scorso 25 ottobre e confermare la solidità dell’alleanza transatlantica e l’eccellente cooperazione tra Italia e Stati Uniti per far fronte alle sfide globali, dalla crescita economica alla sicurezza comune. A caratterizzare il debutto di Giorgia Meloni al G20 è il bilaterale con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, andato in scena a margine dei lavori del vertice in corso a Bali.
Al centro dell’attenzione, informa una nota di palazzo Chigi, il continuo sostegno all’Ucraina, la stabilità nel Mediterraneo e nell’Indo-pacifico e i rapporti con la Cina. Meloni e Biden, inoltre, hanno ribadito i profondi e duraturi legami tra le due nazioni e il forte interesse a rafforzare ulteriormente il partenariato nei numerosi settori di interesse reciproco.
Il rafforzamento delle relazioni e dei rapporti commerciali bilaterali, stavolta tra Roma e Ankara, è stato tra i temi toccati anche nell’altro bilaterale di giornata che ha visto impegnata Meloni con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. A quest’ultimo la premier ha espresso personalmente la sua “vicinanza, e quella del governo, al popolo turco per il vile attentato terroristico” di domenica a Istanbul “in cui sono morti civili innocenti”. I due leader hanno quindi convenuto “sulla necessità di proseguire con determinazione nella lotta comune contro il terrorismo”.
Nel corso del colloquio, inoltre, si è concordato sull’opportunità di cogliere insieme le vaste potenzialità della regione Mediterranea, e Meloni ha sottolineato l’importanza della cooperazione tra Italia e Turchia in ambito Nato. Sul tavolo, ovviamente, anche gli sviluppi della guerra all’Ucraina e le principali sfide che si pongono di fronte alla comunità internazionale che vedono impegnate insieme Turchia e Italia. Tra queste quella legata ai flussi migratori, tema caldo in Italia dopo le tensioni generate con la Francia per il caso Ocean Viking.
Meloni, secondo quanto si apprende, non ne ha parlato con il presidente francese Emmanuel Macron. Tra i due non c’è stato infatti nessun contatto, nonostante siano arrivati uno dopo l’altro al mattino all’Hotel Apurva Kempinski, sede del vertice indonesiano. Di migranti Meloni ha invece discusso con Erdogan, ed entrambi hanno posto l’accento “sulla necessità di lavorare insieme per favorire la risoluzione della crisi libica e per contrastare la migrazione irregolare”. Dossier su cui il governo è al lavoro da giorni, e che è stato trattato anche nel colloquio di quasi mezz’ora tra Meloni e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. L’agenda di domani prevede altri quattro bilaterali per la presidente del Consiglio.
Il principale, anche alla luce di quanto emerso dall’incontro con Biden, è sicuramente quello con il leader cinese Xi Jinping. La premier vedrà inoltre il premier canadese Justin Trudeau, quello giapponese Fumio Kishida, e quello indiano, Narendra Modi. Non sono invece programmati interventi nella giornata conclusiva del summit. Meloni – unica donna capo di governo seduta al tavolo dei lavori su 41 partecipanti (solo altre tre le presenze femminili con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il direttore generale del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva e dell’Organizzazione mondiale del commercio, Ngozi Okonjo-Iweala) – ha infatti preso la parola nelle sessioni plenarie incentrate su sicurezza alimentare ed energia e salute globale. Nel primo discorso tenuto davanti ai grandi della Terra, la premier ha ringraziato il padrone di casa, il presidente indonesiano Joko Widodo, “per aver guidato abilmente il G20 quest’anno in acque così tempestose”.
Il riferimento è all’invasione dell’Ucraina che ha avuto un “devastante impatto” sull’ordine mondiale e sull’economia. “Nessuno avrebbe pensato che si sarebbe arrivati a questo, ma non abbiamo permesso a nessuno di intimidirci – le parole della Meloni -. Nonostante le difficoltà siamo qui perché teniamo al G20, ma per riuscire nella sua missione deve avere il coraggio di confrontarsi con le sfide più difficili in agenda, a partire dalle conseguenze del conflitto in ambito alimentare, economico, energetico”. E su quest’ultimo fronte Meloni ha evidenziato che la guerra “ha finalmente posto in evidenza i tanti errori commessi nelle politiche energetiche e nei rapporti tra Paesi produttori e Paesi consumatori.
Dal dramma della crisi energetica può emergere, per paradosso, anche l’opportunità di rendere il mondo più sostenibile e costruire un mercato più equilibrato, nel quale gli speculatori abbiano meno influenza e i Paesi fornitori abbiano meno opportunità di usare l’energia come un’arma contro altri Paesi”. Infine, in tema salute, la premier ha sottolineato che “grazie al lavoro straordinario del personale sanitario, ai vaccini, alla prevenzione, alla responsabilizzazione dei cittadini, la vita è tornata progressivamente alla normalità” dopo il Covid. “Ma la pandemia – ha aggiunto – ha mostrato la grande fragilità delle nostre società dinnanzi a crisi sanitarie inaspettate. Una situazione di pericolo che abbiamo il dovere di affrontare in modo strutturale, senza mai cedere alla facile tentazione di sacrificare la libertà dei nostri cittadini in nome della tutela della loro salute. Libertà e salute si tengono insieme”.(LaPresse)