La paura del nuovo, il rifiuto del nuovo, l’ostracismo manifesto o recondito verso nuove forme di arte e di comunicazione, è un vizio vecchio come l’uomo. Questo è valso in tutti i tipi di arte.
Quando gli impressionisti come Claude Monet e Edgar Degas iniziarono a esporre le loro opere, furono derisi dalla critica per il loro stile “incompleto” e “abbozzato”
Il Cubismo di Pablo Picasso e Georges Braque fu considerato troppo astratto e incomprensibile, l’Espressionismo astratto, di artisti come Jackson Pollock e Willem de Kooning fu inizialmente criticato per le loro tecniche non convenzionali e definite caotiche.
Peggio che andar di notte, se ci riferiamo all’ accoglienza che fu riservata inizialmente al Surrealismo di Salvador Dalí e René Magritte che fu visto come un’ espressione bizzarra e incomprensibile.
Quando Henri Matisse espose le sue opere, fu addirittura deriso, per l’uso audace e non realistico del colore.
Non andò meglio ad artisti come come Andy Warhol e Roy Lichtenstein, che furono criticati per aver utilizzato immagini commerciali e della cultura popolare.
Sono di questi giorni, le critiche sferzanti all’opera “Tu si ‘na cosa grande” di Gaetano Pesce, istallata a Napoli, da parte di chi si è limitato a vedere nell’istallazione, solo e soltanto similitudini falliche; utili a comici e critici improvvisati, per fare facili battute, senza indagare minimamente, sulla vita e sull’ opera dell’artista.
L’opera, è stata stata realizzata postuma, seguendo fedelmente il progetto iniziale di Pesce.
La curatrice Silvana Annicchiarico, insieme ai figli di Pesce, Milena e Jacopo, e allo Studio Gaetano Pesce di New York, ha seguito l’evoluzione del progetto, dall’idea iniziale, ai bozzetti lasciati dall’ artista, fino alla sua realizzazione.
Gaetano Pesce, è stato un pioniere nel design pop radicale, ha creato opere che combinano arte, design e architettura in modi unici e provocatori. La sua filosofia di “incoerenza” e la sua volontà di rompere con le norme stabilite lo avvicinano certamente allo spirito dell’arte concettuale.
Sui social, e davanti ai bar, c’è stato un fiorire di chiacchiere e di banalità sulla sua opera installata a piazza del Municipio a Napoli.
Ognuno si è sentito in diritto, come è giusto che sia, di dire la propria, che ai tempi della “semplificazione digitale” significa, in linea di massima, fare dell’ironia, o semplicemente farsi fotografare di fianco all’istallazione, per poi inviare immediatamente la foto ai propri amici sui social Network, aspettando di condividere battute gratuite, e commenti ridanciani.
In pochi si sono presi la briga di indagare, di cercare di capire cosa c’è dietro quest’opera e quali fossero le intenzioni del suo autore, in pochi si sono accorti di possedere a casa o in ufficio, copie di mobili o di sedute, immaginate dall’artista “spezzino”.
Quasi nessuno si è reso conto, di essere stato perfettamente colpito dalla volontà concettuale del suo ideatore, che nella forma fallica di: “Tu si ‘na cosa grande” ha realizzato una scelta precisa e programmata, proprio per suscitare una reazione forte e provocatoria.
L’artista ha voluto rompere le convenzioni e sfidare il pubblico, spingendolo a riflettere sulla potenza creativa e sull’energia rigenerativa di Napoli. Il simbolo fallico rappresenta la fertilità culturale e la capacità della città di rinascere continuamente. Non è solo un omaggio alla città di Napoli, ma anche un invito a riscoprire e liberare la propria vitalità artistica e culturale.
Ed eccoci di nuovo al punto di partenza: il rifiuto del nuovo, l’ostracismo manifesto o recondito, verso nuove forme di arte e di comunicazione, o verso quegli artisti, che ci appaiono minori o risibili, solo perché ignoriamo la loro genesi e la loro storia.
Nel caso dell’ opera di Gaetano Pesce, è giusto ricordare che l’artista è nato a La Spezia l’8 novembre 1939, è stato un rinomato architetto, designer e scultore, ha studiato architettura all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV).
Ha avuto come insegnanti personalità come: Carlo Scarpa – un architetto e designer di grande rilievo, noto per la sua attenzione ai dettagli e l’uso innovativo dei materiali, divenuto “famoso” anche per Gipsoteca Canoviana a Possagno, un ampliamento che ha rispettato e valorizzato l’opera di Antonio Canova – e Ernesto Nathan Rogers, noto per il suo contributo al Movimento Moderno e per la sua attività di critico e teorico dell’architettura.
Gaetano Pesce è stato uno dei maggiori esponenti del design radicale, un movimento che ha cercato di ridefinire il ruolo del design nella società, enfatizzando l’importanza dell’espressione personale e della sperimentazione.
Tra gli artisti dello stesso movimento si possono citare:
Ettore Sottsass: (Innsbruck, 14 settembre 1917 – Milano, 31 dicembre 2007)
Architetto e designer di grande rilievo, noto per il suo approccio innovativo e sperimentale, nato a Innsbruck, Austria, e cresciuto a Torino, dove ha studiato architettura al Politecnico di Torino, laureandosi nel 1939.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha fondato il suo studio a Milano, dove ha iniziato a creare opere utilizzando diversi linguaggi tra cui: ceramica, pittura, scultura, mobili, fotografia, gioielli, architettura e design d’interni.
Sottsass è stato uno dei fondatori del gruppo di design Memphis negli anni ’80, noto per i suoi colori vivaci, forme geometriche e l’uso di materiali non convenzionali. Tra le sue opere più iconiche ci sono la macchina da scrivere Olivetti Valentine e il divisorio “Carlton”.
Alessandro Mendini: (Milano, 16 agosto 1931 – Milano, 18 febbraio 2019)
Alessandro Mendini è stato un innovatore del design italiano e membro del gruppo Alchimia. Ha collaborato con aziende come Alessi, Venini e Swatch, creando opere iconiche come la poltrona Proust. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Compasso d’Oro e la laurea honoris causa al Politecnico di Milano. Nel 1989 ha fondato l’Atelier Mendini con il fratello Francesco e ha lavorato come consulente urbanistico in Corea del Sud e Italia.
L’opera di Alessandro Mendini è stata fondamentale per il rinnovamento del design italiano, grazie alla sua capacità di combinare teoria e pratica in modo innovativo. Come membro del gruppo Alchimia, ha introdotto un approccio sperimentale e postmoderno, collaborando con aziende prestigiose e creando opere iconiche. Mendini ha influenzato profondamente il design contemporaneo, ricevendo numerosi riconoscimenti internazionali per il suo contributo.
Andrea Branzi:(Firenze, 30 novembre 1938 – Milano, 9 ottobre 2023)
Architetto, designer e accademico nato a Firenze, ha fondato il collettivo Archizoom Associati e ha contribuito significativamente al designneomoderno. Ha insegnato al Politecnico di Milano e ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Compasso d’Oro.
Branzi è stato una figura chiave nel design radicale e postmoderno.
Tornando a Gaetano Pesce va ricordato che le sue opere più celebri includono la Serie UP, una collezione di sedute progettata nel 1969, e l’Organic Building a Osaka, Giappone. Le sue creazioni sono state esposte in musei prestigiosi come il Metropolitan Museum of Art di New York e il Victoria and Albert Museum di Londra.
I nostri giudizi devono rimanere liberi, personali, sferzanti, ironici, e chi più ne ha più ne metta. Su questo non c’è dubbio.
Ma noi crediamo che studiare e informarsi faccia bene alla nostra salute mentale, aiuti i nostri comportamenti, la nostra capacita di analisi e di comprensione, sempre più attaccata dalla superficialità e dalla semplificazione, che domina questi nostri giorni.